Bastardo dentro.
parte quarta:
Dopo che Sandy piangendo lo aveva lasciato da solo, ed era scappata, Rod con il suo solito ghigno soddisfatto si è sdraiato sul letto ed ha iniziato a fissare il soffitto. C’è qualcosa di magnetico ad attirare il suo sguardo verso il muro bianco sopra di lui. Qualcosa che gli fa diventare di colpo le palpebre pesantissime, che gli impedisce di muovere anche il più piccolo dei muscoli e che lo paralizza al letto. Una forza misteriosa, gli stringe il cervello e che gli toglie la possibilità di pensare. Sente in lontananza il vociare di due donne che spingendo un carrello sembrano avvicinarsi lentamente. Quelle voci sono familiari. Quelle voci hanno per lui lo stesso effetto di una terribile ninna nanna.
Sì sono loro. Riconosceva il solito rumore del carrello con i flaconi di vetro che tintinnavano nel movimento. Sono rumori che lo incitano a dormire. Gli appesantiscono le palpebre.
«Dai, facciamo il 307 e poi un bel caffè non ce lo toglie nessuno!»
è l’ultima frase che riesce a sentire prima di crollare definitivamente.
«Buongiorno signor Williams!» Esclama Annette Parker entrando nella camera 307 del French Hospital Medical Center. Una delle camere dedicate ai degenti a lungo termine.
«Che cazzo lo saluti a fare! Quel rincoglionito tanto non può sentirti.» Gli risponde la collega avviandosi ad aprire la finestra per cambiare l’aria alla camera da letto.
«Io ci provo sempre. Non mi costa nulla e chissà mai che…»
«Chissà mai che cosa. Questo qua ha la stessa possibilità di risponderti che avrebbe una pianta grassa. Sono ormai più di due anni che se ne sta in questo letto paralizzato ed immobile come una statua di cera.»
«Quando parli n questo modo mi fai un po’ paura. Si direbbe che tu sia favorevole alla… non riesco neppure a pronunciarla quella parola.»
«Eutanasia! Eutanasia! Si dice così! No, non sono particolarmente favorevole, e non sarei così stupida né da ammettere di esserlo, né di metterla in pratica con questo qua.» Esclama Helene indicando Rod che come sempre sembra dormire il più normale dei sonni.
«So che non è giusto neppure pensare ad una cosa come quella, ma dopo che ho parlato con la sua povera moglie, ti assicuro che mi fa più pena lei di questo relitto.»
«È vero! Povera signora Rose. Sono oltre due anni che tutti i giorni viene a trovarlo e non ha mai avuto la soddisfazione di vedere il minimo miglioramento.» Conferma Annette provvedendo come ogni mattina a sostituire il falcone con la flebo,
«Ormai è ridotto ad uno scheletro. È quasi impossibile infilargli l’ago.»
«Non è per questo che mi fa pena la signora Rose. Quella povera donna mi ha raccontato che vita d’inferno le faceva passare quest’uomo quando era vivo. La tradiva, la picchiava; era un vero bastardo. Le ha reso la vita impossibile quando era sano, e adesso ostinandosi a continuare a vivere lo sta facendo anche dal coma.»
Annette intenta a regolare il flusso del liquido, non ha voluto commentare, lasciandole così la possibilità di continuare,
«…ed a quello che mi ha raccontato quella povera donna, questo stronzo era bastardo così, sia nella vita di coppia, sia sul lavoro.»
«Sì, lo so. Lavorava come dirigente alla General Electric. Nello stesso ufficio di Sandy, mia sorella. Mi ha raccontato che era una specie di squalo, sempre pronto a fregare i colleghi ed a farsi bello, con i capi e di mettere in cattiva luce tutti gli altri. Era diventato un vero pezzo grosso: trattava tutti dall’alto al basso e sembrava divertirsi a farlo. Poi, quell’Ictus lo ha ridotto così.»
«Ben gli sta!» Sentenzia Helene non riuscendo a trattenersi.
«Helene!» La riprende l’altra. «Sei pazza? Se il Dottor Collymoore ti sentisse parlare così, ti licenzierebbero subito.»
«Qui potete udirmi solo tu e questa larva umana: e non credo che né tu né lui farete la spia. Che rischio vuoi che posso correre.»
«Sei proprio incorreggibile!» Conclude sorridendo Annette richiudendo la finestra e tirando la tendina.
«Arrivederci Signor Williams.»
La porta si chiude e Rod rimane solo nella stanza dove aveva trascorso gli ultimi ventisette mesi senza mai potersi muovere da quel letto. Quando si era accasciato sulla sua scrivania, era stata Sandy a trovarlo la mattina seguente, ancora vivo, ma costretto da quel momento ad una vita da vegetale. La ragazza lo odiava, ma non aveva esitato a correre a chiamare aiuto per lui.
Il rumore di un selettore del telefono, rompe il silenzio che si è creato nella camera 307 dopo che le due donne lo avevano lasciato da solo.
«Buon giorno signor Collymoore.»
«Mi chiamo Rod Williams.»
«Esatto! Quello che è ricoverato al numero 307. Proprio io.»
«Vorrei denunciare l’operato di una delle vostre infermiere…»
«Pensavo che lei essendo il primario di questo ospedale, potesse essere la persona più giusta per risolvere il mio problema.»
«Si tratta della signora Helene Brown. Si comporta in modo abbastanza strano nei miei confronti…»
Sul viso magro emaciato di Rod, bloccato da più di due anni, lentamente i muscoli si contraggono in modo da formare un largo perfido sorriso.
lunedì 12 aprile 2010
Bastardo dentro. racconto parte terza
Bastardo dentro.
terza parte:
«John! Adesso devo chiamare mia moglie. Se vuoi puoi stare ad ascoltare, così magari stanotte ti verrà qualche fantasia quando…»
«Vai tu vaffanculo! E stai attento a come rispondi.»
«Ciao Rose! Mi dispiace c’è un contrordine. Quel rompipalle di Bob mi ha incastrato ancora.»
«Sì, mi rendo conto che è la quarta sera di seguito che rientro tardi. Non credere che mi stia divertendo a farlo.»
«La colpa è di questi quattro incapaci che lavorano con me. Specialmente certi disegnatori meccanici che… beh lasciamo perdere che è meglio.»
Alza il dito indice mostrandolo al collega che ormai alla fine della giornata di lavoro, ha appoggiato la matita sul tecnigrafo ed ha spento la lampada. John non ci fa caso, si limita a raccogliere il giubbotto dirigendosi senza salutare verso la porta.
«Lo so che ci tenevi alla nostra serata romantica…»
«No, non è detto che sia cancellata. Considerala solo rimandata…
«Perché no?! Potremmo fare domani. Tanto credo che questa sera, dopo aver finito questo lavoraccio, avrò l’occasione per parlare con il boss e per mettere in chiaro alcune cosette con lui.»
«E come vuoi che faccia a saperlo. Prima voleva che mi occupassi del progetto Balkmann, poi mi ha chiesto di seguire quello dei Donovan. Adesso vuole che insieme, questa sera prepariamo una relazione per un altro lavoro…»
«Guarda, potremmo finire alle nove se tutto va bene. O magari, ed è più facile che si tiri fino a mezzanotte. Lo sai che quello è un pignolo della malora e che se tutto non è più che a posto, non riesce ad essere tranquillo.»
«No cara, di questo non devi preoccuparti. Credo che ci faremo portare qualcosa da mangiare da fuori. Almeno di questo, lascia che sia Bob ad occuparsi.»
«D’accordo! Ci vediamo quando ritorno.»
Rod si alza dalla scrivania e si avvicina a quella di Sandy che si è appena alzata e sta cercando nella borsetta, le chiavi della cassettiera.
«Tutto a posto. Dove ti passo a prendere?»
«È la seconda a destra dopo la stazione, vero?»
«Ah. La terza a destra. Beh, in ogni caso la zona è quella. Non dovrebbe essere difficile trovarti.»
«No. Non preoccuparti per me. Fatti solo trovare pronta.»
«Ti dico che non è un problema il fatto di passare a prenderti in macchina in pieno centro. L’importante è solo che non mi farai stare per mezz’ora in strada ad aspettare che scendi.»
«Va bene allora. Ci si vede più tardi sotto casa tua.»
«No non posso. Devo rimanere ancora un po’ così magari avrò il tempo di dare un’occhiata all’affare Donovan.»
«Non temere. Gli darò una guardatina veloce tanto per capire quello che si deve fare.»
Ritornato alla propria scrivania, Rod ha preso dal cassetto chiuso a chiave un floppy disk. Si guarda intorno con circospezione e lo infila nel proprio computer. Sul monitor compare una relazione relativa ad uno studio preliminare sul progetto richiesto dalla Donovan. In alto sulle pagine del documento elettronico c’è scritto a grossi caratteri la parola “CONFIDENTIAL,” ma Rod non sembra essere dell’idea di farci particolarmente caso. Si tratta dell’offerta fatta da Federal Electriconics per lo stesso appalto che la GEO sta cercando da tempo di ottenere.
“una gran cosa avere un amico come George. È un vero mago nel suo mestiere.”
Era bastato chiedergli di informarsi sulle intenzioni della principale ed unica concorrente della sua ditta, per fare in modo che questo si mettesse in moto e che nel giro di un paio di settimane gli consegnasse un il rapporto dettagliato, addirittura fotocopiato, dell’offerta che la ditta avrebbe presentato alla Donovan. Un amico importante, visto che non aveva dovuto pagare granché per aver quella informazione che invece, poteva valere qualche milione di dollari. Certo, aveva in ogni maniera potuto sdebitarsi con George assicurando che gli avrebbe trovato entro breve un lavoro di tutto riposo.
“Mi è bastato convincere quel fesso di Herbert ad assoldarlo per indagare sulla moglie. Organizzare quella messa in scena di Maria con quel giovanotto, e ho pigliato due piccioni con una fava.”
Mettendo il biglietto da visita dell’ufficio investigazioni nelle mani di Herbert, aveva messo in moto un meccanismo contorto. Facendo in modo che questi, affidasse a George l’incarico di pedinare e spiare i movimenti della moglie, lui aveva potuto continuare a scoparsela impunemente senza il rischio di essere sorpreso. Con i soldi che Herbert, avrebbe versato all’investigatore privato, e non si trattava certo di bruscolini, avrebbe saldato il suo debito. Il tutto, messo sul conto spese di Herbert.
“cornuto e mazziato. Soprattutto cornuto.”
«Ci vediamo domani. Sandy le ha lasciato i miei appunti riguardati l’affare Balkmann?»
«Grazie! Però, non ci voleva certo un cervellone per arrivarci. Sarebbe bastato solo rifletterci un momento.»
«No, la ringrazio. Stasera purtroppo ho un mezzo casino…»
«Sì, va bene. Possiamo fare un’altra volta.»
«Gli ho dato solo una rapida occhiata. Credo, di poterle preparare una relazione sull’offerta che dovremo presentare, non più tardi di domani mezzogiorno.»
«La posso prendere come una promessa?»
«Mettiamolo per iscritto! Diciamo che se le faccio avere l’appalto, ad un prezzo ragionevole, lei mi darà la dirigenza ed un sostanzioso bonus…»
«D’accordo! Io credo che in ogni caso l’offerta della Fed- El si aggirerà sui settecento mila dollari.»
«No, signor Clyde, non sto scherzando.»
«Era convinto di dover arrivare a spenderne almeno il doppio. No, mi creda. Quelli hanno bluffato con noi, ma non hanno poi così tanti soldi da spendere. Io metterei non più di settecento cinquantamila dollari in quella busta.»
«So fare il mio mestiere! Io le consiglio di mettere quella cifra, poi starà a lei decidere cosa fare.»
«Mi dispiace. Adesso però devo proprio scappare. La saluto.»
«A domani!»
Il trillo della timbratrice sancisce la fine della giornata lavorativa di Rod. C’è meno di un’ora prima dell’appuntamento con Sandy. Decide di concedersi una doccia giù al piano di sotto negli spogliatoi vicino alla palestra.
«Anche tu qui!»
«Sì, devo fermarmi ancora a lavorare, ma ho sentito forte il desiderio di una bella doccia. Altrimenti non sarei stato in grado di continuare.»
«Tu hai già finito?»
«Beato te! Io devo finire prima di domani mattina una relazione importantissima…»
«Allora?! Sei pronto ad affrontare tua moglie?»
«Devi farla parlare. Se le metti subito davanti agli occhi le fotografie che ti ha dato quell’investigatore, alla fine rischieresti che finirebbe per chiudersi e non servirebbe a nulla.»
«Te l’ho già detto! Quelle stampe possono voler dire tutto e nulla. Sta dando un bacio ad un uomo che non conosci, è vero. Però, non hai nulla di più: in fondo potrebbe anche essere un suo vecchio amico. Magari, si tratta di uno che non vedeva da chissà quanto tempo. »
«Vedi?! Pure il tuo detective, ti ha detto di aver preso quelle istantanee, ma di non essere riuscito a trovare nulla di più compromettente…»
«Non essere paranoico e ricorda il mio consiglio: falla parlare e poi… trovatene un’altra. Una che potrai scopare quando ne avrai voglia e che non ti chiederà mai di accompagnarla a fare la spesa.»
«Te l’ho già detto! Questo è un prodotto garantito. Fatti un’amante anche tu e imparerai a ridere su tutte queste paturnie.»
«Ma sei scemo? Ma che mi ringrazi a fare? Siamo amici, no? È il minimo che posso fare per te. Quello che mi spiace, è solo di non poter fare di più per farti stare bene.»
“per ora mi accontento io di stare bene nel tuo letto, tra le morbide cosce di tua moglie. Se poi avanzera qualche cosa, cercherò di pensare anche a te.”
Rod giunge a casa di Sandy in perfetto orario. Si guarda intorno brevemente e poi si avvicina al citofono.
«Sono qua sotto bellezza!»
«Mi scusi! Pensavo di parlare con Sandy. Ah, capisco, lei è la sorella…»
«Sì. Per favore può dirle che la sto aspettando qua sotto?»
La ragazza non si fa attendere. Arriva dopo pochi minuti e si accomoda sulla Jaguar XJS.
«Ehi, sei un vero schianto Baby.»
«No, non ti sto prendendo in giro. Sei veramente bellissima.»
«Allora?! Che ne dici di andare a mettere qualcosa sotto i denti?»
“Un piccolo aperitivo prima di metterli su di te i miei denti…”
Nelle luci soffuse del Bobadilla, l’atmosfera è ovattata dalla dolce musica di sottofondo. La musica dolce e intrigante di Michael Bublè, rende ancora più eccitante quel momento. Lo aiuta a pregustare il momento in cui l’avrebbe convinta a salire al piano superiore in quella camera che ha già prenotato e che, ne è sicuro li avrebbe ospitati poco dopo.
Lei è bella, ed anche molto più giovane di lui. E’ molto più di quanto Rod avesse potuto sperare. Non è quello però a provocare l’eccitazione crescente che lo sta pervadendolo. Certo, l’idea di portarsela a letto e godersela fino in fondo non è da scartare, ma il pensiero di poterla avere in quel modo, di farla sentire come una puttana, lo accende ancora di più.
«Mi sono permesso di ordinare anche per te! Sempre che a te piaccia il pesce.»
“Ti piace il pesce! Questo lo sappiamo entrambi.”
«Certamente che è carino questo posto. Credevi forse che ti avrei portato in un posto qualunque.»
«Non riesci a pensare altro? Cosa vuoi che mi freghi quanto mi costa questo posto! Per te, questo ed altro.»
Attende che il giovane cameriere porti in tavola un variopinto antipasto di pesce, più coreografico che buono e poi, abbandonando gli indugi Rod passa all’attacco.
“Adesso ragazzina vediamo quanto ci tieni a fare carriera nella GEO.”
«Allora piccola che cosa dovrei dire al tuo capo?»
«Come non lo sai? Prova a sforzarti, ci sarà un tipo di lavoro che vorresti fare: un sogno professionale nel cassetto.»
La desidera! La vuole! Almeno quanto desidera, giocare crudelmente con lei come avrebbe fatto un gatto con un topo prima di azzannarlo alla giugulare.
«Ah, credi che l’importante per te sia solo che si accorga di te e che sappia come valorizzarti.»
Non gli frega assolutamente nulla di quello che ha nel piatto. Ormai, il suo unico interesse è limitato a portare la ragazza al piano superiore. E non gli interessa neppure giocare a sedurla. La vuole e basta. Parte all’attacco a testa bassa.
«E che cosa saresti disposta a fare per riuscirci?»
«Beh, tutto è una risposta un po’ troppo generica.»
Aspetta che lei, vincendo l’imbarazzo cerchi nell’archivio della sua mente confusa una risposta da adattare alla situazione. Non le lascia troppo tempo. Non vuole lasciarle l’opportunità di trovare una facile via di fuga o la forza di sottrarsi al suo attacco frontale.
«Ci finiresti a letto?»
“Con me ci finirai. Che tu lo voglia o no!”
«No! Quello non te lo consiglio. Conosco bene l’integerrimo ed irreprensibile Mr Clyde, di fronte a questa evenienza finirebbe per cacciarti dalla ditta alla prima occasione. Lui, si considera troppo pulito per accettare questo tipo di profferta sessuale.»
«È vero, è geloso quando mi vede parlare con te. Però, credo che la sua sia la stessa gelosia che avrebbe se mi vedesse avvicinarsi alla sua Mercedes.»
«Ho detto che lui, potrebbe offendersi e cacciarti nel caso tu gli facessi qualche avance. Però, fidati di me, se tu ci provassi l’unica a perderci saresti tu.»
«Bob ha i giorni contati. Adesso sta facendo la parte del grande capo che sta cercando di mandare avanti l’ufficio, ma in realtà è solo un gigante con i piedi d’argilla.»
Rod sorride sornione versando altro vino nel calice della ragazza che, lo sta ad ascoltare sempre più confusa. Alza il proprio bicchiere al cielo e le propone un brindisi.
«La realtà piccola mia è che dovresti puntare su di un altro cavallo. Se vuoi incassare il premio, non puoi permetterti di puntare su un piazzato, devi azzeccare il vincente.»
«Brava! Vedo che hai capito al volo. Sono io il cavallo vincente e presto te ne accorgerai anche tu.»
«L’affare Donovan. Seguendo le disposizioni di quella testa vuota di Clyde la GEO lo perderà sicuramente. Non credo che, l’assemblea degli azionisti sarà molto felice quando questo succederà.»
«Lo so e basta! Ora però mi sono stufato di aspettare il cameriere. Vieni andiamo di sopra.»
“Adesso è venuto il momento di scopare.”
«Seguimi e fidati di me.»
Rod la guida sul terrazzino del ristorante e rivolge lo sguardo verso il lago, fingendo di fissare l’orizzonte.
«Come posso sapere che Bob fallirà l’aggancio nell’affare Donovan?» Ride di gusto Rod, prima di aggiungere:
«Lo so e basta!»
«Credo che ci sarà una deroga nella gara di appalto e che la GEO otterrà il lavoro solo grazie ad una seconda offerta.»
«È un po’ troppo complicato da spiegare.»
Le lascia qualche istante per cercare di mettere a fuoco il nuovo scenario.
“non vorrai che ti racconti proprio tutto! Che ti dica che a quel fesso di Clyde ho fornito una cifra parecchio inferiore di quella della Federal Electric e che invece io, in forma riservata offrirò la somma corretta e che lo farò solo per salvare la GEO.”
«Dai vieni, andiamo su in camera.»
È certo che lei non può rifiutare la sua offerta. L’ha plagiata, confusa e soprattutto l’aveva convinta a bere. Adesso lo sa, ce l’ha decisamente in pugno.
«Su spogliati!» Le ordina perentoriamente dopo essersi chiuso la porta alle spalle.
Osserva la ragazza levarsi i vestiti con dei gesti quasi meccanici, certo che lei non lo stesse facendo con la reale voglia di farlo. È proprio questa la cosa che di più lo eccita. Il fatto, che lei in qualche maniera si é infilata in trappola e che non sa trovare la capacità o la lucidità per opporsi.
Rimane solo un attimo a guardarla, completamente nuda a cercare in qualche modo di coprirsi solo con le mani. Poi si fionda su di lei buttandola sul letto matrimoniale e con le mani sudate comincia a carezzarle il giovane corpo.
In un rigurgito di buon senso o di semplice amor proprio la ragazza cerca di divincolarsi implorandolo di smetterla e di lasciarla in pace. È però per Rod una decisione troppo tardiva, che in ogni caso, anche se fosse stato meno eccitato si sarebbe guardato bene di accettare.
«Ormai sei mia!» sentenzia stringendole le mani al collo, fino a quando la vede diventare rossa e spaventatissima.
“Prova ancora a cercare di fare la preziosa con me e la prossima volta mi dimenticherò di mollare la presa.”
«Adesso voglio scoparti!»
Con ogni probabilità la stretta intorno al collo ha terrorizzato la giovane donna che a quel punto si arrende, lasciandolo fare ed accettando passivamente le attenzioni di Rod. Nella stanza si possono udire distintamente i gemiti della donna, di sicuro più simili a dei singhiozzi che a qualsiasi altra forma di piacere, ed il ritmico cigolio del letto. Il fatto che lei si fosse pentita di avere accettato le sue avance, e che addirittura, adesso fosse terrorizzata da lui, invece che funzionare da deterrente per le sue voglie sortisce l’effetto contrario. Ne aumenta l’eccitazione e gli da nuova forza.
È quella solita sensazione che prova tutte le volte che riesce a sottomettere qualcuno. Una sensazione che lo inebria, e che gli dona nuova linfa e che funziona per lui meglio di qualsiasi integratore.
Ignorando le suppliche di Sandy che lacrimante gli chiede di smettere, Rod seguita a possederla seguendo solamente il proprio istinto animalesco. Il suo è il piacere non solo fisico di poter disporre di lei. Poi, lei si arrende e lo lascia fare, accettando passivamente tutte le sue attenzioni.
«Allora? Ti è piaciuto?» Le chiede ironicamente dopo aver portato a termine il suo lungo atto di violenza. Non appena si è sollevato da lei, la ragazza si scosta velocemente di lato cercando con il lenzuolo di coprirsi.
«Che cosa pretendevi? Che ti avrei coccolata per tutta la notte prima di poter arrischiare di…»
«Bastardo?! Forse sì! Ma non mi sembra proprio il caso di fare un’analisi di quello che siamo. Io forse sarò bastardo, ma tu che cosa sei?»
«Non rispondi? Ti limiti a piangere. Non preoccuparti, non ti lascerò nel dubbio: una puttana! Ecco che cosa sei.»
«Libera di farlo! Ci sono molti testimoni giù al ristorante, che ci hanno visto insieme e che potranno raccontare che non ti ho obbligato a salire in camera con me.»
«Esagerata! Se questa me la chiami violenza carnale, vedrai la prossima volta.»
Lei si è rimessa i vestiti e sempre singhiozzando sta cercando le sue scarpe sotto il letto.
«So che stai pensando di parlare con Bob per metterlo in guardia sulle mie intenzioni. Prova a farlo e farò in modo che tu possa essere buttata fuori a calci dalla General Electo-optic.»
“lo farà lui stesso, quando gli racconterò quello che è successo in questa camera questa sera.
E se per caso tu gli racconterai quello che ti ho raccontato e quel fesso decidesse di darti ascolto, alzando la sua offerta si ritroverebbe a spendere più di quello che gli ho suggerito io.”
terza parte:
«John! Adesso devo chiamare mia moglie. Se vuoi puoi stare ad ascoltare, così magari stanotte ti verrà qualche fantasia quando…»
«Vai tu vaffanculo! E stai attento a come rispondi.»
«Ciao Rose! Mi dispiace c’è un contrordine. Quel rompipalle di Bob mi ha incastrato ancora.»
«Sì, mi rendo conto che è la quarta sera di seguito che rientro tardi. Non credere che mi stia divertendo a farlo.»
«La colpa è di questi quattro incapaci che lavorano con me. Specialmente certi disegnatori meccanici che… beh lasciamo perdere che è meglio.»
Alza il dito indice mostrandolo al collega che ormai alla fine della giornata di lavoro, ha appoggiato la matita sul tecnigrafo ed ha spento la lampada. John non ci fa caso, si limita a raccogliere il giubbotto dirigendosi senza salutare verso la porta.
«Lo so che ci tenevi alla nostra serata romantica…»
«No, non è detto che sia cancellata. Considerala solo rimandata…
«Perché no?! Potremmo fare domani. Tanto credo che questa sera, dopo aver finito questo lavoraccio, avrò l’occasione per parlare con il boss e per mettere in chiaro alcune cosette con lui.»
«E come vuoi che faccia a saperlo. Prima voleva che mi occupassi del progetto Balkmann, poi mi ha chiesto di seguire quello dei Donovan. Adesso vuole che insieme, questa sera prepariamo una relazione per un altro lavoro…»
«Guarda, potremmo finire alle nove se tutto va bene. O magari, ed è più facile che si tiri fino a mezzanotte. Lo sai che quello è un pignolo della malora e che se tutto non è più che a posto, non riesce ad essere tranquillo.»
«No cara, di questo non devi preoccuparti. Credo che ci faremo portare qualcosa da mangiare da fuori. Almeno di questo, lascia che sia Bob ad occuparsi.»
«D’accordo! Ci vediamo quando ritorno.»
Rod si alza dalla scrivania e si avvicina a quella di Sandy che si è appena alzata e sta cercando nella borsetta, le chiavi della cassettiera.
«Tutto a posto. Dove ti passo a prendere?»
«È la seconda a destra dopo la stazione, vero?»
«Ah. La terza a destra. Beh, in ogni caso la zona è quella. Non dovrebbe essere difficile trovarti.»
«No. Non preoccuparti per me. Fatti solo trovare pronta.»
«Ti dico che non è un problema il fatto di passare a prenderti in macchina in pieno centro. L’importante è solo che non mi farai stare per mezz’ora in strada ad aspettare che scendi.»
«Va bene allora. Ci si vede più tardi sotto casa tua.»
«No non posso. Devo rimanere ancora un po’ così magari avrò il tempo di dare un’occhiata all’affare Donovan.»
«Non temere. Gli darò una guardatina veloce tanto per capire quello che si deve fare.»
Ritornato alla propria scrivania, Rod ha preso dal cassetto chiuso a chiave un floppy disk. Si guarda intorno con circospezione e lo infila nel proprio computer. Sul monitor compare una relazione relativa ad uno studio preliminare sul progetto richiesto dalla Donovan. In alto sulle pagine del documento elettronico c’è scritto a grossi caratteri la parola “CONFIDENTIAL,” ma Rod non sembra essere dell’idea di farci particolarmente caso. Si tratta dell’offerta fatta da Federal Electriconics per lo stesso appalto che la GEO sta cercando da tempo di ottenere.
“una gran cosa avere un amico come George. È un vero mago nel suo mestiere.”
Era bastato chiedergli di informarsi sulle intenzioni della principale ed unica concorrente della sua ditta, per fare in modo che questo si mettesse in moto e che nel giro di un paio di settimane gli consegnasse un il rapporto dettagliato, addirittura fotocopiato, dell’offerta che la ditta avrebbe presentato alla Donovan. Un amico importante, visto che non aveva dovuto pagare granché per aver quella informazione che invece, poteva valere qualche milione di dollari. Certo, aveva in ogni maniera potuto sdebitarsi con George assicurando che gli avrebbe trovato entro breve un lavoro di tutto riposo.
“Mi è bastato convincere quel fesso di Herbert ad assoldarlo per indagare sulla moglie. Organizzare quella messa in scena di Maria con quel giovanotto, e ho pigliato due piccioni con una fava.”
Mettendo il biglietto da visita dell’ufficio investigazioni nelle mani di Herbert, aveva messo in moto un meccanismo contorto. Facendo in modo che questi, affidasse a George l’incarico di pedinare e spiare i movimenti della moglie, lui aveva potuto continuare a scoparsela impunemente senza il rischio di essere sorpreso. Con i soldi che Herbert, avrebbe versato all’investigatore privato, e non si trattava certo di bruscolini, avrebbe saldato il suo debito. Il tutto, messo sul conto spese di Herbert.
“cornuto e mazziato. Soprattutto cornuto.”
«Ci vediamo domani. Sandy le ha lasciato i miei appunti riguardati l’affare Balkmann?»
«Grazie! Però, non ci voleva certo un cervellone per arrivarci. Sarebbe bastato solo rifletterci un momento.»
«No, la ringrazio. Stasera purtroppo ho un mezzo casino…»
«Sì, va bene. Possiamo fare un’altra volta.»
«Gli ho dato solo una rapida occhiata. Credo, di poterle preparare una relazione sull’offerta che dovremo presentare, non più tardi di domani mezzogiorno.»
«La posso prendere come una promessa?»
«Mettiamolo per iscritto! Diciamo che se le faccio avere l’appalto, ad un prezzo ragionevole, lei mi darà la dirigenza ed un sostanzioso bonus…»
«D’accordo! Io credo che in ogni caso l’offerta della Fed- El si aggirerà sui settecento mila dollari.»
«No, signor Clyde, non sto scherzando.»
«Era convinto di dover arrivare a spenderne almeno il doppio. No, mi creda. Quelli hanno bluffato con noi, ma non hanno poi così tanti soldi da spendere. Io metterei non più di settecento cinquantamila dollari in quella busta.»
«So fare il mio mestiere! Io le consiglio di mettere quella cifra, poi starà a lei decidere cosa fare.»
«Mi dispiace. Adesso però devo proprio scappare. La saluto.»
«A domani!»
Il trillo della timbratrice sancisce la fine della giornata lavorativa di Rod. C’è meno di un’ora prima dell’appuntamento con Sandy. Decide di concedersi una doccia giù al piano di sotto negli spogliatoi vicino alla palestra.
«Anche tu qui!»
«Sì, devo fermarmi ancora a lavorare, ma ho sentito forte il desiderio di una bella doccia. Altrimenti non sarei stato in grado di continuare.»
«Tu hai già finito?»
«Beato te! Io devo finire prima di domani mattina una relazione importantissima…»
«Allora?! Sei pronto ad affrontare tua moglie?»
«Devi farla parlare. Se le metti subito davanti agli occhi le fotografie che ti ha dato quell’investigatore, alla fine rischieresti che finirebbe per chiudersi e non servirebbe a nulla.»
«Te l’ho già detto! Quelle stampe possono voler dire tutto e nulla. Sta dando un bacio ad un uomo che non conosci, è vero. Però, non hai nulla di più: in fondo potrebbe anche essere un suo vecchio amico. Magari, si tratta di uno che non vedeva da chissà quanto tempo. »
«Vedi?! Pure il tuo detective, ti ha detto di aver preso quelle istantanee, ma di non essere riuscito a trovare nulla di più compromettente…»
«Non essere paranoico e ricorda il mio consiglio: falla parlare e poi… trovatene un’altra. Una che potrai scopare quando ne avrai voglia e che non ti chiederà mai di accompagnarla a fare la spesa.»
«Te l’ho già detto! Questo è un prodotto garantito. Fatti un’amante anche tu e imparerai a ridere su tutte queste paturnie.»
«Ma sei scemo? Ma che mi ringrazi a fare? Siamo amici, no? È il minimo che posso fare per te. Quello che mi spiace, è solo di non poter fare di più per farti stare bene.»
“per ora mi accontento io di stare bene nel tuo letto, tra le morbide cosce di tua moglie. Se poi avanzera qualche cosa, cercherò di pensare anche a te.”
Rod giunge a casa di Sandy in perfetto orario. Si guarda intorno brevemente e poi si avvicina al citofono.
«Sono qua sotto bellezza!»
«Mi scusi! Pensavo di parlare con Sandy. Ah, capisco, lei è la sorella…»
«Sì. Per favore può dirle che la sto aspettando qua sotto?»
La ragazza non si fa attendere. Arriva dopo pochi minuti e si accomoda sulla Jaguar XJS.
«Ehi, sei un vero schianto Baby.»
«No, non ti sto prendendo in giro. Sei veramente bellissima.»
«Allora?! Che ne dici di andare a mettere qualcosa sotto i denti?»
“Un piccolo aperitivo prima di metterli su di te i miei denti…”
Nelle luci soffuse del Bobadilla, l’atmosfera è ovattata dalla dolce musica di sottofondo. La musica dolce e intrigante di Michael Bublè, rende ancora più eccitante quel momento. Lo aiuta a pregustare il momento in cui l’avrebbe convinta a salire al piano superiore in quella camera che ha già prenotato e che, ne è sicuro li avrebbe ospitati poco dopo.
Lei è bella, ed anche molto più giovane di lui. E’ molto più di quanto Rod avesse potuto sperare. Non è quello però a provocare l’eccitazione crescente che lo sta pervadendolo. Certo, l’idea di portarsela a letto e godersela fino in fondo non è da scartare, ma il pensiero di poterla avere in quel modo, di farla sentire come una puttana, lo accende ancora di più.
«Mi sono permesso di ordinare anche per te! Sempre che a te piaccia il pesce.»
“Ti piace il pesce! Questo lo sappiamo entrambi.”
«Certamente che è carino questo posto. Credevi forse che ti avrei portato in un posto qualunque.»
«Non riesci a pensare altro? Cosa vuoi che mi freghi quanto mi costa questo posto! Per te, questo ed altro.»
Attende che il giovane cameriere porti in tavola un variopinto antipasto di pesce, più coreografico che buono e poi, abbandonando gli indugi Rod passa all’attacco.
“Adesso ragazzina vediamo quanto ci tieni a fare carriera nella GEO.”
«Allora piccola che cosa dovrei dire al tuo capo?»
«Come non lo sai? Prova a sforzarti, ci sarà un tipo di lavoro che vorresti fare: un sogno professionale nel cassetto.»
La desidera! La vuole! Almeno quanto desidera, giocare crudelmente con lei come avrebbe fatto un gatto con un topo prima di azzannarlo alla giugulare.
«Ah, credi che l’importante per te sia solo che si accorga di te e che sappia come valorizzarti.»
Non gli frega assolutamente nulla di quello che ha nel piatto. Ormai, il suo unico interesse è limitato a portare la ragazza al piano superiore. E non gli interessa neppure giocare a sedurla. La vuole e basta. Parte all’attacco a testa bassa.
«E che cosa saresti disposta a fare per riuscirci?»
«Beh, tutto è una risposta un po’ troppo generica.»
Aspetta che lei, vincendo l’imbarazzo cerchi nell’archivio della sua mente confusa una risposta da adattare alla situazione. Non le lascia troppo tempo. Non vuole lasciarle l’opportunità di trovare una facile via di fuga o la forza di sottrarsi al suo attacco frontale.
«Ci finiresti a letto?»
“Con me ci finirai. Che tu lo voglia o no!”
«No! Quello non te lo consiglio. Conosco bene l’integerrimo ed irreprensibile Mr Clyde, di fronte a questa evenienza finirebbe per cacciarti dalla ditta alla prima occasione. Lui, si considera troppo pulito per accettare questo tipo di profferta sessuale.»
«È vero, è geloso quando mi vede parlare con te. Però, credo che la sua sia la stessa gelosia che avrebbe se mi vedesse avvicinarsi alla sua Mercedes.»
«Ho detto che lui, potrebbe offendersi e cacciarti nel caso tu gli facessi qualche avance. Però, fidati di me, se tu ci provassi l’unica a perderci saresti tu.»
«Bob ha i giorni contati. Adesso sta facendo la parte del grande capo che sta cercando di mandare avanti l’ufficio, ma in realtà è solo un gigante con i piedi d’argilla.»
Rod sorride sornione versando altro vino nel calice della ragazza che, lo sta ad ascoltare sempre più confusa. Alza il proprio bicchiere al cielo e le propone un brindisi.
«La realtà piccola mia è che dovresti puntare su di un altro cavallo. Se vuoi incassare il premio, non puoi permetterti di puntare su un piazzato, devi azzeccare il vincente.»
«Brava! Vedo che hai capito al volo. Sono io il cavallo vincente e presto te ne accorgerai anche tu.»
«L’affare Donovan. Seguendo le disposizioni di quella testa vuota di Clyde la GEO lo perderà sicuramente. Non credo che, l’assemblea degli azionisti sarà molto felice quando questo succederà.»
«Lo so e basta! Ora però mi sono stufato di aspettare il cameriere. Vieni andiamo di sopra.»
“Adesso è venuto il momento di scopare.”
«Seguimi e fidati di me.»
Rod la guida sul terrazzino del ristorante e rivolge lo sguardo verso il lago, fingendo di fissare l’orizzonte.
«Come posso sapere che Bob fallirà l’aggancio nell’affare Donovan?» Ride di gusto Rod, prima di aggiungere:
«Lo so e basta!»
«Credo che ci sarà una deroga nella gara di appalto e che la GEO otterrà il lavoro solo grazie ad una seconda offerta.»
«È un po’ troppo complicato da spiegare.»
Le lascia qualche istante per cercare di mettere a fuoco il nuovo scenario.
“non vorrai che ti racconti proprio tutto! Che ti dica che a quel fesso di Clyde ho fornito una cifra parecchio inferiore di quella della Federal Electric e che invece io, in forma riservata offrirò la somma corretta e che lo farò solo per salvare la GEO.”
«Dai vieni, andiamo su in camera.»
È certo che lei non può rifiutare la sua offerta. L’ha plagiata, confusa e soprattutto l’aveva convinta a bere. Adesso lo sa, ce l’ha decisamente in pugno.
«Su spogliati!» Le ordina perentoriamente dopo essersi chiuso la porta alle spalle.
Osserva la ragazza levarsi i vestiti con dei gesti quasi meccanici, certo che lei non lo stesse facendo con la reale voglia di farlo. È proprio questa la cosa che di più lo eccita. Il fatto, che lei in qualche maniera si é infilata in trappola e che non sa trovare la capacità o la lucidità per opporsi.
Rimane solo un attimo a guardarla, completamente nuda a cercare in qualche modo di coprirsi solo con le mani. Poi si fionda su di lei buttandola sul letto matrimoniale e con le mani sudate comincia a carezzarle il giovane corpo.
In un rigurgito di buon senso o di semplice amor proprio la ragazza cerca di divincolarsi implorandolo di smetterla e di lasciarla in pace. È però per Rod una decisione troppo tardiva, che in ogni caso, anche se fosse stato meno eccitato si sarebbe guardato bene di accettare.
«Ormai sei mia!» sentenzia stringendole le mani al collo, fino a quando la vede diventare rossa e spaventatissima.
“Prova ancora a cercare di fare la preziosa con me e la prossima volta mi dimenticherò di mollare la presa.”
«Adesso voglio scoparti!»
Con ogni probabilità la stretta intorno al collo ha terrorizzato la giovane donna che a quel punto si arrende, lasciandolo fare ed accettando passivamente le attenzioni di Rod. Nella stanza si possono udire distintamente i gemiti della donna, di sicuro più simili a dei singhiozzi che a qualsiasi altra forma di piacere, ed il ritmico cigolio del letto. Il fatto che lei si fosse pentita di avere accettato le sue avance, e che addirittura, adesso fosse terrorizzata da lui, invece che funzionare da deterrente per le sue voglie sortisce l’effetto contrario. Ne aumenta l’eccitazione e gli da nuova forza.
È quella solita sensazione che prova tutte le volte che riesce a sottomettere qualcuno. Una sensazione che lo inebria, e che gli dona nuova linfa e che funziona per lui meglio di qualsiasi integratore.
Ignorando le suppliche di Sandy che lacrimante gli chiede di smettere, Rod seguita a possederla seguendo solamente il proprio istinto animalesco. Il suo è il piacere non solo fisico di poter disporre di lei. Poi, lei si arrende e lo lascia fare, accettando passivamente tutte le sue attenzioni.
«Allora? Ti è piaciuto?» Le chiede ironicamente dopo aver portato a termine il suo lungo atto di violenza. Non appena si è sollevato da lei, la ragazza si scosta velocemente di lato cercando con il lenzuolo di coprirsi.
«Che cosa pretendevi? Che ti avrei coccolata per tutta la notte prima di poter arrischiare di…»
«Bastardo?! Forse sì! Ma non mi sembra proprio il caso di fare un’analisi di quello che siamo. Io forse sarò bastardo, ma tu che cosa sei?»
«Non rispondi? Ti limiti a piangere. Non preoccuparti, non ti lascerò nel dubbio: una puttana! Ecco che cosa sei.»
«Libera di farlo! Ci sono molti testimoni giù al ristorante, che ci hanno visto insieme e che potranno raccontare che non ti ho obbligato a salire in camera con me.»
«Esagerata! Se questa me la chiami violenza carnale, vedrai la prossima volta.»
Lei si è rimessa i vestiti e sempre singhiozzando sta cercando le sue scarpe sotto il letto.
«So che stai pensando di parlare con Bob per metterlo in guardia sulle mie intenzioni. Prova a farlo e farò in modo che tu possa essere buttata fuori a calci dalla General Electo-optic.»
“lo farà lui stesso, quando gli racconterò quello che è successo in questa camera questa sera.
E se per caso tu gli racconterai quello che ti ho raccontato e quel fesso decidesse di darti ascolto, alzando la sua offerta si ritroverebbe a spendere più di quello che gli ho suggerito io.”
Bastardo dentro. racconto parte seconda
Bastardo dentro.
parte seconda:
Oggi, a Rod, quella sua scrivania nell’open space sembra troppo piccola per lui. Si sente un po’ sottovalutato ad essere costretto a dividere l’ufficio con altre venti persone. Non che la cosa gli dia particolarmente fastidio, di solito anzi, spiando il lavoro di altri è riuscito a farsi venire qualche idea particolarmente brillante. Non è difficile per lui, guardarsi intorno ed attingere il meglio di quello al quale lavorano i colleghi e farne tesoro. Copiare qualche idea, tenerla in naftalina il giusto tempo per poi tirarla fuori al momento più opportuno è un’arte che conosce molto bene. Aveva fatto un gran figurone qualche tempo prima, quando aveva, nel solito meeting settimanale, presentato la sua idea per un nuovo amplificatore ottico. Aveva preso l’idea dal progetto che Bruce Dickinson stava cominciando e del quale lui non avrebbe dovuto sapere nulla. Certo non aveva copiato il lavoro del collega. Aveva semplicemente preso spunto da quello e poi, grazie alla sua esperienza ed alle sue innegabili capacità aveva portato a termine il lavoro anticipando il punto al quale in ogni modo Bruce sarebbe arrivato.
Poi, stando in mezzo alla gente, poteva togliersi il lusso di giocare e di divertirsi a suscitare in loro ogni genere d’invidia. Per questo motivo aveva alzato il ricevitore del telefono e aveva voluto chiamare la moglie:
«Ciao Rose, qui va tutto bene e tu?»
«Sono contento che anche tu stia bene. Il boss mi ha appena passato la solita patata bollente. Mi chiedo che cosa ci stiano a fare qui tutti gli altri se poi spetta sempre a me togliergli le castagne dal fuoco.»
«Certo amore, puoi giurarci che glielo chiederò. È arrivato il momento di chiarire alcune cosette anche con lui. Sì! Questa volta hai proprio ragione, ne ho piene le scatole di farmi sfruttare come un imbecille e di rimanere seduto a vedere gli altri che fanno carriera grazie al mio lavoro.»
«No! Non mi sembra il caso di invitarlo a cena a casa nostra. Non credo di avere bisogno di questi sotterfugi per ottenere quell’aumento di stipendio che credo mi spetti di diritto.»
«Ti dico di no! Domani, quando gli porterò il rapporto Balkmann, lo affronterò direttamente e lo metterò con le spalle al muro. Rod Williams non ha paura di queste cose: se accetterà le mie condizioni va bene, in caso contrario… che si faccia aiutare da qualcun altro.»
«No, non credo che farò molto più tardi del solito questa sera.»
«Vorresti andare a mangiare fuori?! Perché no? Non è una cattiva idea. Ascolta il mio programma: vengo a casa, mi faccio una rapida doccia e via, usciamo ed andiamo a mangiare, magari a Winnecta.»
«No! Non mi va di andare all’Afredo’s. È un po’ scaduto come locale e poi, è troppo costoso e non ne vale la pena…»
«Sai benissimo che non sono tirchio! Non è quella la ragione per cui non ci voglio andare. Ad ogni modo, ceniamo al lume di candela, magari facciamo un salto in spiaggia e poi ti scopo lì al chiaro di luna.»
«Perché mi dici porco? Non lo trovi romantico?»
«Dai amore, adesso lasciami lavorare, altrimenti non riuscirò a finire per tempo.»
«Sì, anche io ti amo!»
«Certo non vedo l’ora di fare l’amore con te!»
«A più tardi allora.»
«Ehi John! Il fatto che tu abbia il tuo tavolo da disegno vicino alla mia postazione non ti da il diritto di ascoltare le mie telefonate.»
«Scusa un cazzo! Credo di avere diritto ad un poco di privacy.»
«Ti faccio ridere quando parlo a quel modo con mia moglie? Credo che la tua sia solo una brutta invidia. Io questa sera, dopo il lavoro ho un programmino con donne ostriche e Champagne, e tu: bene che ti vada ti farai un paio di birre in centro e magari ti capiterà di farti fare un pompino con il rossetto da una mezza troia ubriaca quanto te. Una di quelle, che da sobrio ti avrebbe fatto più che schifo.»
«Come mi permetto? Mi permetto, mi permetto. Anzi, credo proprio che dopo quelle due o tre birre, avrai fretta di tornare a casa per trastullarti il cosino un po’ da solo.»
«Si sono disgustoso, solo perché ti metto di fronte alla realtà?»
«Ciao Maria. Posso stare pochissimo al telefono, perché in questo ufficio non c’è mai nessuno che sia capace di farsi i fatti suoi.»
«No, adesso posso parlare. Quel rompicoglioni di John se ne è andato a fare delle fotocopie e credo che ne avrà almeno per una decina di minuti.»
«Si faccio in tempo a dirti che ti amo! Sei la cosa più bella che mi sia capitata.»
«Dobbiamo stare attenti, però. Oggi ho parlato con tuo marito e mi ha detto che sospetta che tu abbia un’amante. Mi ha confermato che ha assoldato un investigatore privato per pedinarti.»
Rod emette una strana risata stridente, che attira da lontano l’attenzione di Sandy che lo guarda con aria interrogativa.
«No, non sa nulla di noi, figurati non è così intelligente da arrivarci da solo. Del resto, come potrebbe sapere che quell’investigatore è un amico mio.»
«È stata una grande idea quella di fargli trovare il biglietto da visita dello studio investigazioni di George. Quello stupido è convinto di avere avuto l’idea di rivolgersi a lui, mentre in realtà sono stato io a spingerlo a farlo.»
«Va bene! Devo ammettere che anche tu, con l’idea di farti fotografare in atteggiamenti affettuosi con quell’attore, non sei andata tanto per la leggera.»
«Sì è vero hai ragione: qualcosa doveva averlo pure capito se si è accorto che eri strana negli ultimi tempi… »
«No, questo assolutamente no. Io gli ho consigliato di parlarti liberamente e di cercare di farti confessare. Credo che lo farà questa sera. Tu sai già che cosa gli dovrai dire vero?»
«Sì brava! Digli pure che stai attraversando un momento particolare e che quello che è stato fotografato è un tuo vecchio compagno di università. Ripetigli però, che non hai nessun altro all’infuori di lui. Te lo ritroverai ai tuoi piedi.»
«Ma va! Lo conosco come le mie tasche, quello non aspetta altro che sentirsi dire queste cose da te.»
«Ti dico di sì. Quello stupido accetterà le tue spiegazioni, ed al momento si dimenticherà delle tue foto compromettenti. Poi, una volta rimasto solo, ci tornerà con il pensiero e sono sicuro che subito dopo vorrà parlarne ancora con me.»
«Lo tengo in pugno amore. Lui a questo punto è come un burattino nelle mie mani…»
«Certo che ce lo toglieremo di torno. Ho già elaborato un paio di piani diabolici per mettere fuorigioco quell’imbecille di Herbert. A volte mi chiedo ancora come hai fatto a sposare uno stronzo così.»
“ stronzo si, ma con tanti di quei soldi in banca da fare invidia chiunque.”«Sì! È solo questione di tempo. Fra non più di un paio di mesi, te lo sarai tolto per sempre dalle scatole e potrai vivere tutto il resto della tua vita alle sue spalle.»
«Certamente! È stato un lapsus. Volevo dire potremo vivere tutta la vita alle sue spalle.»
«Questo dipenderà da lui. Se reagirà come credo, ti potrai limitare a chiedere il divorzio, con una buona dose dei suoi soldi come buona uscita. Altrimenti… sì, credo che potremmo anche farti diventare una giovane e bellissima vedova.»
«Non sono pazzo! Non ho ancora ammazzato nessuno e non ho certamente intenzione di cominciare ora.»
“al massimo, se proprio sarà necessario, convincerò te a mettergli qualcosa nel caffè.”
«Lo porteremo a farlo da solo, vedrai. Conosco il modo per…»
«Adesso ti devo lasciare… sta tornando quel ficcanaso di John. Ciao, ciao.»
«Sì, anche io. Certo sta tranquilla a presto. Ciao»
«Senti amico: se non vuoi passare delle grane ti consiglio di cancellarti dalla faccia quel sorrisetto idiota. Ricordati, che io lavoro in questa ditta da più di dieci anni. Da quando tu facevi ancora la pipì a letto, quindi vedi di disegnare e di limitarti a quello. Che di cose da fare ce ne sono.»
«Certo che penso per me! Però, stai attento a quello che fai. Mi ci vuole un attimo per parlare con Bob e per farti rimandare giù in officina.»
«Certo che lo chiamo Bob. Lui è stato assunto qui alla General Electro-optic nello stesso periodo in cui sono stato preso io e siamo abbastanza in confidenza.»
«Non mi piace sfruttare la cosa per fare carriera. Io voglio arrivare in alto perché valgo qualcosa, non perché sono lo scendiletto del capo.»
«Adesso mi hai proprio seccato. Un’altra parola e chiederò a Bob di spostarti da qui.»
«Non mi provocare John! Attento che la mia pazienza ha un limite.»
«Ecco da bravo così! Rimettiti ad usare quel cazzo di tecnigrafo e non rompere le palle.»
Rod si mette finalmente al lavoro. Conosce abbastanza bene il progetto Balkmann, ed è certo che, malgrado la preoccupazione del capo, il lavoro fosse a buon punto e soprattutto ben fatto. Gli sarebbe però bastato mettere un paio di modifiche, per dargli una parvenza di miglioramento e per fare la solita bella figura. È stato lui stesso a mettere in giro strane voci riguardo l’operato dei colleghi che vi lavoravano, sicuro che queste sarebbero arrivate all’orecchio del capo. Conosce alla perfezione il suo ambiente di lavoro: tanto da sapere in quale maniera fare circolare alcune voci e soprattutto come fare in modo che queste arrivino al capo. Sa poi, particolare non trascurabile, che Bob Clyde è arrivato a quella sua posizione solo grazie a delle raccomandazioni e che a differenza sua, non è in condizione di saper valutare da solo il lavoro dei suoi dipendenti. Il capo, si fida ciecamente di lui, e questa in realtà è la sua arma migliore.
Prende un post-it piuttosto grande e senza indugio comincia a scrivere:
“Certamente l’affare Balkmann è stato portato avanti in maniera troppo superficiale. Credo che se invece di utilizzare dei cavetti di sezione 1 mm avessimo optato per una sezione maggiore, adesso non ci ritroveremmo con questi problemi di interferenze. Anche per la trasmissione dei dati, secondo me passerei alla fibra ottica: è più veloce e più facile da criptare. Lo avevo già proposto a quel buono a nulla di Fred, ma lui non ha voluto prendere in considerazione la cosa. Siamo ancora in tempo naturalmente, per rimettere le cose a posto e con una spesa relativamente modesta.
In ogni caso non esitare a chiamarmi, se ti serve qualche chiarimento.”
Ciao Rod
Funzionava così da diversi anni. Il capo gli chiedeva sempre più di frequente questo genere di aiuti e lui, si era convinto che ormai, non potesse avere più limiti all’interno della GEO. Nessuno si sarebbe mai messo a criticare l’operato di Bob Clyde, e meno che mai lo avrebbe fatto Clyde stesso.
Si è avvicinato con decisione alla scrivania di Sandy e le da la cartelletta con il fascicolo su cui è appiccicato il post-it
«Certo che ho già fatto, piccolina. Se quel fesso del tuo capo avesse subito affidato a me questo lavoro, non avrebbe perso tutto questo tempo.»
«Io adesso vorrei andare a mangiare un boccone. Per favore Sandy, puoi lasciare tu il fascicolo sulla sua scrivania.»
«Naturalmente! Certo, che mi farebbe piacere se mi accompagni a mangiare. Potremmo andare lì sotto alla caffetteria, o se preferisci anche fare un salto al parco.»
«Va bene! Ok per il parco allora.»
«Ok, passa a chiamarmi alla mia scrivania quando sei pronta.»
«Non sono mica male questi hot dog. Credo però, che ti meriteresti qualcosa di meglio di un boccone veloce.»
«Mi rendo conto che con quello che ti paga questa cazzo di ditta…»
«Non ti preoccupare, è solo una situazione temporanea la tua. Secondo me, nel giro di un paio di anni, troverai una sistemazione più adatta a te.»
«… certo! Anche a livello economico.»
«No! Non lo sto dicendo solo per farti piacere. Quello che dico lo penso veramente, altrimenti non sarei qua a perdere tempo con te.»
«No! Non credo che cambiare ditta adesso sia la cosa più giusta. Da quanto lavori per la General Electro-optic?»
«Da un anno e mezzo?! Esattamente come ti stavo dicendo, hai già investito troppo tempo per poterti permettere di cambiare lavoro. Adesso se te ne vai, perderesti solo parte di quello che ti spetta per aver lavorato qua.»
«Quello che voglio dire è solo che se cambi ora, ti ritroveresti a dover ricominciare da capo, mentre qui hai già gettato delle basi per il tuo futuro.»
«Sei molto giovane»
“e sei anche un gran pezzo di gnocca!”
«Sei in gamba ed il futuro non potrà che essere tuo.»
«Certo che ne sono sicuro! Fidati di me. Nel giro di un paio di anni la tua vita professionale cambierà da così a così.»
«… e se non sarai soddisfatta dei soldi che ti darà la General Electro-optic, troverai di sicuro una nuova ditta ad assumerti facendo lievitare il tuo stipendio.»
«No, non la faccio così facile. Per me ha funzionato nello stesso modo. Sono entrato qui tanti anni fa e ho fatto esattamente quello che ti ho appena detto. Mi sono dato da fare e come vedi ha funzionato.»
«Sì e no! È vero che ci conosciamo da tanto tempo, ma da questo a dire che siamo amici, ne passa.»
«Certamente lui si fida di me! Lo vedi anche tu: quando ha un minimo dubbio su qualcosa vuole sempre sentire anche il mio parere, prima di decidere che cosa fare.»
“… e adesso sei quasi in trappola bella mia. Adesso, quando mi chiederai se non posso dire una buona parolina per te con Clyde, sarà come se ti fossi già sfilata le mutandine…”
«Sì, se questo è quello che vuoi non avrò alcuna difficoltà a farlo. Ad essere onesti, credo che lui si sia già accorto di te. Ti ho già detto che poco fa mi ha quasi fatto una scena di gelosia.»
«Va bene! Esci con me questa sera ed io domani mattina gli parlerò.»
«Te l’ho detto, lei non è proprio un problema. Allora: accetti?»
«Stai tranquilla! Non succederà nulla di quello che non vuoi.»
«Devi solo dire di sì! A tutto il resto ci penserò io come al solito.»
«Ma dai! Ti assicuro che non penserò che sei una ragazza facile o come dici tu che sei una troia,»
“certo che lo sei!”
«D’accordo allora. Passerò a prenderti alle otto e trenta.»
«Potremmo andare all’Afredo’s oppure se preferisci, ti potrei portare in un bel localino a Winnecta. Ha una vista panoramica sull’oceano che ti toglie il respiro.
“ ed al piano superiore affitta pure delle camere.”
«È vero: si è mossa un po’ l’aria e fa un poco freddo. Vieni, rientriamo adesso. Così avrò il tempo per organizzare tutto.»
«Sei contenta di uscire con me questa sera?! Io lo sono anche più di te. Era da un po’ di tempo che morivo dalla voglia di chiedertelo.»
«Vestiti come vuoi. Il locale dove ho intenzione di portarti è abbastanza chic, ma al tempo se ci venissi con un paio di jeans non sfigureresti lo stesso.»
parte seconda:
Oggi, a Rod, quella sua scrivania nell’open space sembra troppo piccola per lui. Si sente un po’ sottovalutato ad essere costretto a dividere l’ufficio con altre venti persone. Non che la cosa gli dia particolarmente fastidio, di solito anzi, spiando il lavoro di altri è riuscito a farsi venire qualche idea particolarmente brillante. Non è difficile per lui, guardarsi intorno ed attingere il meglio di quello al quale lavorano i colleghi e farne tesoro. Copiare qualche idea, tenerla in naftalina il giusto tempo per poi tirarla fuori al momento più opportuno è un’arte che conosce molto bene. Aveva fatto un gran figurone qualche tempo prima, quando aveva, nel solito meeting settimanale, presentato la sua idea per un nuovo amplificatore ottico. Aveva preso l’idea dal progetto che Bruce Dickinson stava cominciando e del quale lui non avrebbe dovuto sapere nulla. Certo non aveva copiato il lavoro del collega. Aveva semplicemente preso spunto da quello e poi, grazie alla sua esperienza ed alle sue innegabili capacità aveva portato a termine il lavoro anticipando il punto al quale in ogni modo Bruce sarebbe arrivato.
Poi, stando in mezzo alla gente, poteva togliersi il lusso di giocare e di divertirsi a suscitare in loro ogni genere d’invidia. Per questo motivo aveva alzato il ricevitore del telefono e aveva voluto chiamare la moglie:
«Ciao Rose, qui va tutto bene e tu?»
«Sono contento che anche tu stia bene. Il boss mi ha appena passato la solita patata bollente. Mi chiedo che cosa ci stiano a fare qui tutti gli altri se poi spetta sempre a me togliergli le castagne dal fuoco.»
«Certo amore, puoi giurarci che glielo chiederò. È arrivato il momento di chiarire alcune cosette anche con lui. Sì! Questa volta hai proprio ragione, ne ho piene le scatole di farmi sfruttare come un imbecille e di rimanere seduto a vedere gli altri che fanno carriera grazie al mio lavoro.»
«No! Non mi sembra il caso di invitarlo a cena a casa nostra. Non credo di avere bisogno di questi sotterfugi per ottenere quell’aumento di stipendio che credo mi spetti di diritto.»
«Ti dico di no! Domani, quando gli porterò il rapporto Balkmann, lo affronterò direttamente e lo metterò con le spalle al muro. Rod Williams non ha paura di queste cose: se accetterà le mie condizioni va bene, in caso contrario… che si faccia aiutare da qualcun altro.»
«No, non credo che farò molto più tardi del solito questa sera.»
«Vorresti andare a mangiare fuori?! Perché no? Non è una cattiva idea. Ascolta il mio programma: vengo a casa, mi faccio una rapida doccia e via, usciamo ed andiamo a mangiare, magari a Winnecta.»
«No! Non mi va di andare all’Afredo’s. È un po’ scaduto come locale e poi, è troppo costoso e non ne vale la pena…»
«Sai benissimo che non sono tirchio! Non è quella la ragione per cui non ci voglio andare. Ad ogni modo, ceniamo al lume di candela, magari facciamo un salto in spiaggia e poi ti scopo lì al chiaro di luna.»
«Perché mi dici porco? Non lo trovi romantico?»
«Dai amore, adesso lasciami lavorare, altrimenti non riuscirò a finire per tempo.»
«Sì, anche io ti amo!»
«Certo non vedo l’ora di fare l’amore con te!»
«A più tardi allora.»
«Ehi John! Il fatto che tu abbia il tuo tavolo da disegno vicino alla mia postazione non ti da il diritto di ascoltare le mie telefonate.»
«Scusa un cazzo! Credo di avere diritto ad un poco di privacy.»
«Ti faccio ridere quando parlo a quel modo con mia moglie? Credo che la tua sia solo una brutta invidia. Io questa sera, dopo il lavoro ho un programmino con donne ostriche e Champagne, e tu: bene che ti vada ti farai un paio di birre in centro e magari ti capiterà di farti fare un pompino con il rossetto da una mezza troia ubriaca quanto te. Una di quelle, che da sobrio ti avrebbe fatto più che schifo.»
«Come mi permetto? Mi permetto, mi permetto. Anzi, credo proprio che dopo quelle due o tre birre, avrai fretta di tornare a casa per trastullarti il cosino un po’ da solo.»
«Si sono disgustoso, solo perché ti metto di fronte alla realtà?»
«Ciao Maria. Posso stare pochissimo al telefono, perché in questo ufficio non c’è mai nessuno che sia capace di farsi i fatti suoi.»
«No, adesso posso parlare. Quel rompicoglioni di John se ne è andato a fare delle fotocopie e credo che ne avrà almeno per una decina di minuti.»
«Si faccio in tempo a dirti che ti amo! Sei la cosa più bella che mi sia capitata.»
«Dobbiamo stare attenti, però. Oggi ho parlato con tuo marito e mi ha detto che sospetta che tu abbia un’amante. Mi ha confermato che ha assoldato un investigatore privato per pedinarti.»
Rod emette una strana risata stridente, che attira da lontano l’attenzione di Sandy che lo guarda con aria interrogativa.
«No, non sa nulla di noi, figurati non è così intelligente da arrivarci da solo. Del resto, come potrebbe sapere che quell’investigatore è un amico mio.»
«È stata una grande idea quella di fargli trovare il biglietto da visita dello studio investigazioni di George. Quello stupido è convinto di avere avuto l’idea di rivolgersi a lui, mentre in realtà sono stato io a spingerlo a farlo.»
«Va bene! Devo ammettere che anche tu, con l’idea di farti fotografare in atteggiamenti affettuosi con quell’attore, non sei andata tanto per la leggera.»
«Sì è vero hai ragione: qualcosa doveva averlo pure capito se si è accorto che eri strana negli ultimi tempi… »
«No, questo assolutamente no. Io gli ho consigliato di parlarti liberamente e di cercare di farti confessare. Credo che lo farà questa sera. Tu sai già che cosa gli dovrai dire vero?»
«Sì brava! Digli pure che stai attraversando un momento particolare e che quello che è stato fotografato è un tuo vecchio compagno di università. Ripetigli però, che non hai nessun altro all’infuori di lui. Te lo ritroverai ai tuoi piedi.»
«Ma va! Lo conosco come le mie tasche, quello non aspetta altro che sentirsi dire queste cose da te.»
«Ti dico di sì. Quello stupido accetterà le tue spiegazioni, ed al momento si dimenticherà delle tue foto compromettenti. Poi, una volta rimasto solo, ci tornerà con il pensiero e sono sicuro che subito dopo vorrà parlarne ancora con me.»
«Lo tengo in pugno amore. Lui a questo punto è come un burattino nelle mie mani…»
«Certo che ce lo toglieremo di torno. Ho già elaborato un paio di piani diabolici per mettere fuorigioco quell’imbecille di Herbert. A volte mi chiedo ancora come hai fatto a sposare uno stronzo così.»
“ stronzo si, ma con tanti di quei soldi in banca da fare invidia chiunque.”«Sì! È solo questione di tempo. Fra non più di un paio di mesi, te lo sarai tolto per sempre dalle scatole e potrai vivere tutto il resto della tua vita alle sue spalle.»
«Certamente! È stato un lapsus. Volevo dire potremo vivere tutta la vita alle sue spalle.»
«Questo dipenderà da lui. Se reagirà come credo, ti potrai limitare a chiedere il divorzio, con una buona dose dei suoi soldi come buona uscita. Altrimenti… sì, credo che potremmo anche farti diventare una giovane e bellissima vedova.»
«Non sono pazzo! Non ho ancora ammazzato nessuno e non ho certamente intenzione di cominciare ora.»
“al massimo, se proprio sarà necessario, convincerò te a mettergli qualcosa nel caffè.”
«Lo porteremo a farlo da solo, vedrai. Conosco il modo per…»
«Adesso ti devo lasciare… sta tornando quel ficcanaso di John. Ciao, ciao.»
«Sì, anche io. Certo sta tranquilla a presto. Ciao»
«Senti amico: se non vuoi passare delle grane ti consiglio di cancellarti dalla faccia quel sorrisetto idiota. Ricordati, che io lavoro in questa ditta da più di dieci anni. Da quando tu facevi ancora la pipì a letto, quindi vedi di disegnare e di limitarti a quello. Che di cose da fare ce ne sono.»
«Certo che penso per me! Però, stai attento a quello che fai. Mi ci vuole un attimo per parlare con Bob e per farti rimandare giù in officina.»
«Certo che lo chiamo Bob. Lui è stato assunto qui alla General Electro-optic nello stesso periodo in cui sono stato preso io e siamo abbastanza in confidenza.»
«Non mi piace sfruttare la cosa per fare carriera. Io voglio arrivare in alto perché valgo qualcosa, non perché sono lo scendiletto del capo.»
«Adesso mi hai proprio seccato. Un’altra parola e chiederò a Bob di spostarti da qui.»
«Non mi provocare John! Attento che la mia pazienza ha un limite.»
«Ecco da bravo così! Rimettiti ad usare quel cazzo di tecnigrafo e non rompere le palle.»
Rod si mette finalmente al lavoro. Conosce abbastanza bene il progetto Balkmann, ed è certo che, malgrado la preoccupazione del capo, il lavoro fosse a buon punto e soprattutto ben fatto. Gli sarebbe però bastato mettere un paio di modifiche, per dargli una parvenza di miglioramento e per fare la solita bella figura. È stato lui stesso a mettere in giro strane voci riguardo l’operato dei colleghi che vi lavoravano, sicuro che queste sarebbero arrivate all’orecchio del capo. Conosce alla perfezione il suo ambiente di lavoro: tanto da sapere in quale maniera fare circolare alcune voci e soprattutto come fare in modo che queste arrivino al capo. Sa poi, particolare non trascurabile, che Bob Clyde è arrivato a quella sua posizione solo grazie a delle raccomandazioni e che a differenza sua, non è in condizione di saper valutare da solo il lavoro dei suoi dipendenti. Il capo, si fida ciecamente di lui, e questa in realtà è la sua arma migliore.
Prende un post-it piuttosto grande e senza indugio comincia a scrivere:
“Certamente l’affare Balkmann è stato portato avanti in maniera troppo superficiale. Credo che se invece di utilizzare dei cavetti di sezione 1 mm avessimo optato per una sezione maggiore, adesso non ci ritroveremmo con questi problemi di interferenze. Anche per la trasmissione dei dati, secondo me passerei alla fibra ottica: è più veloce e più facile da criptare. Lo avevo già proposto a quel buono a nulla di Fred, ma lui non ha voluto prendere in considerazione la cosa. Siamo ancora in tempo naturalmente, per rimettere le cose a posto e con una spesa relativamente modesta.
In ogni caso non esitare a chiamarmi, se ti serve qualche chiarimento.”
Ciao Rod
Funzionava così da diversi anni. Il capo gli chiedeva sempre più di frequente questo genere di aiuti e lui, si era convinto che ormai, non potesse avere più limiti all’interno della GEO. Nessuno si sarebbe mai messo a criticare l’operato di Bob Clyde, e meno che mai lo avrebbe fatto Clyde stesso.
Si è avvicinato con decisione alla scrivania di Sandy e le da la cartelletta con il fascicolo su cui è appiccicato il post-it
«Certo che ho già fatto, piccolina. Se quel fesso del tuo capo avesse subito affidato a me questo lavoro, non avrebbe perso tutto questo tempo.»
«Io adesso vorrei andare a mangiare un boccone. Per favore Sandy, puoi lasciare tu il fascicolo sulla sua scrivania.»
«Naturalmente! Certo, che mi farebbe piacere se mi accompagni a mangiare. Potremmo andare lì sotto alla caffetteria, o se preferisci anche fare un salto al parco.»
«Va bene! Ok per il parco allora.»
«Ok, passa a chiamarmi alla mia scrivania quando sei pronta.»
«Non sono mica male questi hot dog. Credo però, che ti meriteresti qualcosa di meglio di un boccone veloce.»
«Mi rendo conto che con quello che ti paga questa cazzo di ditta…»
«Non ti preoccupare, è solo una situazione temporanea la tua. Secondo me, nel giro di un paio di anni, troverai una sistemazione più adatta a te.»
«… certo! Anche a livello economico.»
«No! Non lo sto dicendo solo per farti piacere. Quello che dico lo penso veramente, altrimenti non sarei qua a perdere tempo con te.»
«No! Non credo che cambiare ditta adesso sia la cosa più giusta. Da quanto lavori per la General Electro-optic?»
«Da un anno e mezzo?! Esattamente come ti stavo dicendo, hai già investito troppo tempo per poterti permettere di cambiare lavoro. Adesso se te ne vai, perderesti solo parte di quello che ti spetta per aver lavorato qua.»
«Quello che voglio dire è solo che se cambi ora, ti ritroveresti a dover ricominciare da capo, mentre qui hai già gettato delle basi per il tuo futuro.»
«Sei molto giovane»
“e sei anche un gran pezzo di gnocca!”
«Sei in gamba ed il futuro non potrà che essere tuo.»
«Certo che ne sono sicuro! Fidati di me. Nel giro di un paio di anni la tua vita professionale cambierà da così a così.»
«… e se non sarai soddisfatta dei soldi che ti darà la General Electro-optic, troverai di sicuro una nuova ditta ad assumerti facendo lievitare il tuo stipendio.»
«No, non la faccio così facile. Per me ha funzionato nello stesso modo. Sono entrato qui tanti anni fa e ho fatto esattamente quello che ti ho appena detto. Mi sono dato da fare e come vedi ha funzionato.»
«Sì e no! È vero che ci conosciamo da tanto tempo, ma da questo a dire che siamo amici, ne passa.»
«Certamente lui si fida di me! Lo vedi anche tu: quando ha un minimo dubbio su qualcosa vuole sempre sentire anche il mio parere, prima di decidere che cosa fare.»
“… e adesso sei quasi in trappola bella mia. Adesso, quando mi chiederai se non posso dire una buona parolina per te con Clyde, sarà come se ti fossi già sfilata le mutandine…”
«Sì, se questo è quello che vuoi non avrò alcuna difficoltà a farlo. Ad essere onesti, credo che lui si sia già accorto di te. Ti ho già detto che poco fa mi ha quasi fatto una scena di gelosia.»
«Va bene! Esci con me questa sera ed io domani mattina gli parlerò.»
«Te l’ho detto, lei non è proprio un problema. Allora: accetti?»
«Stai tranquilla! Non succederà nulla di quello che non vuoi.»
«Devi solo dire di sì! A tutto il resto ci penserò io come al solito.»
«Ma dai! Ti assicuro che non penserò che sei una ragazza facile o come dici tu che sei una troia,»
“certo che lo sei!”
«D’accordo allora. Passerò a prenderti alle otto e trenta.»
«Potremmo andare all’Afredo’s oppure se preferisci, ti potrei portare in un bel localino a Winnecta. Ha una vista panoramica sull’oceano che ti toglie il respiro.
“ ed al piano superiore affitta pure delle camere.”
«È vero: si è mossa un po’ l’aria e fa un poco freddo. Vieni, rientriamo adesso. Così avrò il tempo per organizzare tutto.»
«Sei contenta di uscire con me questa sera?! Io lo sono anche più di te. Era da un po’ di tempo che morivo dalla voglia di chiedertelo.»
«Vestiti come vuoi. Il locale dove ho intenzione di portarti è abbastanza chic, ma al tempo se ci venissi con un paio di jeans non sfigureresti lo stesso.»
Bastardo dentro. racconto parte prima
Bastardo dentro
parte prima:
Il rumore metallico di una monetina caduta attraverso la feritoia del distributore automatico del caffè, rompe il silenzio che ha regnato incontrastato fino a poco prima.
«Lascia!» Ordina perentorio Rod, «questa volta tocca a me pagare.»
La sua voce si sovrappone al rumore della macchina, che, dopo aver macinato la solita dose di chicchi, sta erogando il caffè in un bicchierino di plastica.
«Certo non è il massimo questo caffè! Sì, hai ragione! Poi però, con l’andare del tempo ci si abitua a berlo e quasi, non ci si accorge più della differenza.»
Un lungo sorso stringendo le labbra, quasi per evitare di scottarsi la gola, o forse solo per esorcizzare il forte sapore amaro della bevanda nerastra, e poi:
«No, io lo preferisco così: senza zucchero. Solo quando è amaro, puoi avere la possibilità di apprezzarne il sapore. Se gli aggiungi troppo zucchero, allora finisci con il ritrovarti in bocca una stupida brodaglia dolciastra.»
Beve un altro sorso, questa volta più lungo cercando di resistere al calore del liquido che gli sta graffiando la gola.
«Ne vuoi un altro? Ascolta me, non metterci lo zucchero stavolta.»
«Hai paura di non riuscire a dormire questa notte? Ma che dici! Sono solo le nove di mattina. Prima di andare a letto ne passerà di tempo…»
Il nuovo tintinnio di una moneta da un quarto di dollaro, seguito da quello ormai famoso del macinacaffè e dell’erogatore occupa lo spazio lasciato libero dalla conversazione.
«Io credo che non sia colpa del caffè se tu non riesci a dormire la notte.»
Rod sorride strano e poi, dopo aver prelevato il nuovo bicchierino:
«Lo so, è Maria quella che ti toglie il sonno. Non è vero?» Non ti preoccupare ci sono passato anche io. È stato tanto tempo fa e non l’ho mai raccontato a nessuno. Con te però, credo che potrei fare un’eccezione.»
«Sì, fa male pensarci, ma credimi non è la fine del mondo! Forse Maria in questo momento si sente insicura. Forse ha solo bisogno di allontanarsi da te per poter ritrovare se stessa. Credo che dovresti darle del tempo.»
«Ti tradisce?! E come puoi esserne sicuro?»
«Ah, hai assoldato un investigatore privato per seguirla. E che cosa ha trovato?»
«Le foto! Queste foto possono volere dire molto, ma sicuramente non ti danno la certezza che sia successo. Credimi Herbert, in queste fotografie la tua donna è solo ripresa insieme con un altro, ma al di là di qualche innocente bacio, non mi sembra che ci sia altro materiale compromettente.»
Rod butta nel cestino verde dedicato al materiale plastico da riciclare, il suo bicchierino e tiene alzato il coperchio per permettere al collega di fare altrettanto. Poi scuotendo la testa e riprende a parlare.
«Ti ho già detto che è successo anche a me. Credevo che sarei impazzito quando ho cominciato a comprendere che c’era un altro. Invece, è bastato obbligarla a parlarmi ed a confessarmi tutto per rimettere le cose al loro posto. E poi, in tutta sincerità: tu non l’hai mai tradita.»
«Vedi?! Allora che cosa pretendi da lei? Ascolta me, l’importante, quando scopri che tua moglie ha un altro è non essere impreparato. Se ti sei già fatto un’amante e sai sfogare con lei la frustrazione del tradimento, la metà dell’opera è fatta.»
«Come porco? Allora proprio non hai capito niente. Mi chiedo perché sto ancora a perdere tempo con uno come te.»
«Si va bene accetto le scuse. Ma dai, lo so che non avevi intenzione di offendermi. Quello che volevo dirti è solo che… Attento sta arrivando il direttore, è troppo tempo che stiamo qui davanti alla macchinetta del caffè.»
«Buongiorno signor Clyde. Tutto bene?»
«No, no. Stavamo giusto andando via adesso. »
«Va bene, chiederò a Sandy di passarmi l’incartamento Balkmann, anche se ad onor del vero pensavo che se ne sarebbe dovuto occupare qualcun altro.»
«Sì, d’accordo! Entro domani lo potrà trovare con i miei commenti sulla sua scrivania. La saluto.»
Il rumore dei passi del direttore ha troncato di colpo la discussione precedente e lasciato in sospeso alcuni concetti che però adesso, dopo il colloquio con il proprio capoufficio, Rod sembra non avere più voglia di riprendere.
«Finisce sempre così! Gli altri si fanno belli e poi… poi il solito sgobbone deve portare avanti il lavoro per tutti. Beato te, che lavori giù in produzione. Non hai idea di che schifo di posto sia il nostro ufficio tecnico.»
«Anche giù avete i vostri problemi?! È normale, ma là dentro… credo che il più innocuo abbia già venduto la mamma al diavolo pur di fare carriera. Figurati che Bernie Wilson ha chiamato il suo secondo figlio Clyde. Ti pare un nome da dare ad un bambino?»
«No, te lo giuro: lo ha chiamato così. Proprio come il nostro direttore.»
«Mio figlio?! A parte che io non ho figli; ma se mai ne dovessi averne uno non credo che gli farei questo sgarbo.»
«Va beh, facciamo finta di nulla: ti saluto! Ci si vede domani.»
Rumore di passi. Rod si allontana dal collega, ma prima che questi possa entrare nell’ascensore, gli vuole regalare un nuovo consiglio:
«Ascoltami Herbert, fidati di me. Parla a Maria e vedrai tutto tornerà come prima.»
Torna indietro e si riavvicina a lui.
«Lo so che tu hai molta considerazione di me e che ti fidi di quello che ti sto dicendo. Devi fare due cose: fatti un’altra donna e parla con Maria. Ti sentirai molto meglio dopo.»
«Non devi provare vergogna per quello che ti sta capitando. Prima o poi, capita a tutti nella vita di trovarsi in una condizione come la tua…»
«Ma che dici? Chi vuoi che sappia oltre a me che tua moglie se la fa con un altro. Sempre ammesso che sia vero, poi.»
«Dai, non essere paranoico! A chi vuoi che interessi saperlo.»
«Figurati! Lo so solamente io e nessun altro, non temere.»
Il rumore di passi annuncia che qualcuno si stava avvicinando e da lontano la figura di Clyde affretta la fine della discussione.
«Ciao, adesso devo proprio scappare se no quello chi lo sente. Ci si vede domani, magari una decina di minuti più tardi rispetto ad oggi.»
Rod entra nel grande open space dedicato all’ufficio tecnico e senza esitare si avvicina alla scrivania davanti alla stanza dedicata al capoufficio. Il “bocconcino,” come l’uomo ama apostrofare la collega che ha appena smesso di parlare al telefono, è uno dei suoi sogni proibiti: uno di quelli che è sicuro di poter realizzare. Quello che desidera, è solo riuscire a convincerla ad uscire una sera. Ha già pronto il programma per lei: un aperitivo in uno dei locali più alla moda della costa ovest del lago Michigan, poi una cena da Alfredo’s e l’unico dubbio sarebbe stato se salire da lei per finire in gloria la serata o se portarla in qualcuno dei motel con camera vista lago. È sicuro che, lei non avrebbe potuto resistere alla sua corte. E certamente, non avrebbe potuto rifiutare le sue avance dopo la serata indimenticabile che le avrebbe regalato.
«Sandy! Il boss vuole che mi dai il malloppo relativo a quei rompipalle dei Balkmann.»
Si siede vicino a lei, in attesa che gli consegnasse il fascicolo approfittando per dare una sbirciatina alle gambe lasciate libere dalla ridottissima minigonna.
“è perfettamente inutile che cerchi di tirare giù quella gonna, è troppo corta per poter coprire le tue cosce.”
«Sei sempre la migliore di tutte. Bisognerà che un giorno o l’altro mi decida ad invitarti fuori.»
Sorride sornione aspettando la replica della segretaria.
«Cosa c’entra se sono sposato? Anche noi sposati abbiamo diritto alle nostre distrazioni. Non vorrei fare la fine di quello stupido di un Herbert, e morire dalla gelosia.»
«Come non lo sai? La moglie di quel fesso si deve essere fatta un amante. Capirai la novità. Deve essere veramente una palla al piede un marito come quello.»
Sorride in maniera falsa e si avvicina a lei in maniera furtiva. Carico di complicità:
«Non è che mi stia particolarmente antipatico. Anzi, sotto sotto, quello sfigato non mi dispiace. Però, deve essere di una noia mortale. E poi, credo che inconsciamente, sia anche un po’ finocchio.»
«No, che non ci ha provato con me! Figurati, gli avrei spaccato la faccia se solo avesse provato ad accennare una minima avance.»
Rod ride di gusto fingendo di dare un’occhiata alle prime pagine dell’incartamento che la giovane segretaria gli ha appena messo davanti. «Adesso ti devo lasciare, ma ricordati che prima della fine settimana, io e te dobbiamo uscire insieme.»
«Dove ti porterei?»
“ non ci arrivi da sola? E dire che mi sembra che ne hai già fatti di chilometri…”
«Ovunque tu vorrai, darling.» Sorride ancora lui aggiungendo:
«Ti porterei da Alfredo’s a mangiare. È il miglior ristorante di tutta la zona ed è anche il più caro ovviamente. Però, lì cucinano il migliore pesce di tutta la costa. Poi se vorrai, potremmo andare al Mulligan’s a ballare e…»
«No!» esclamò sorridendo «Non ti obbligherei mai a fare qualcosa che non vorresti. Nulla ti sarà fatto, se non sarai tu a chiederlo.»
Raccoglie il voluminoso fascicolo dalla scrivania e alzandosi in piedi la rimira guardandola dall’alto.
«Tu non devi preoccuparti di quello che potrebbe dire mia moglie. A te, spetta solo il dovere di accettare la mia proposta, a lei ci penserò io.»
«Te l’ho già detto, Rose non sarà assolutamente un problema. »
«Ma sì! Una balla in qualche modo riuscirò a trovarla. Basta solo che tu mi dica con un giorno di anticipo se accetti.»
«Eccolo che viene. È tutta mattina che mi vede in giro, è molto meglio se faccio ritorno alla mia scrivania.»
«Lo so! Deve essere palloso dover avere a che fare con un tipo così.» Afferma Rod pizzicandosi la base del naso e facendo una strana smorfia.
«Ci ha provato anche lui? Allora si vede che è stupido, ma non completamente rincoglionito.»
“ecco un motivo in più per provarci io!”
«Certamente signor direttore. Adesso comincio e le prometto che…»
«Subito? In questo momento? Va bene!» Recita compassato Rod con un sorriso di circostanza.
« Posso lasciarti un attimo il fascicolo?» Domanda rivolgendosi alla segretaria prima di seguire il capo nel rispettivo ufficio.
Mr. Clyde lo fa accomodare sulla poltroncina davanti alla scrivania in ciliegio e poi richiude la porta alle spalle, facendo così in modo da rimanere solo con lui. Non è la prima volta che il capo gli chiede di seguirlo in ufficio, ma oggi sembra essere preoccupato. Più pensieroso del solito. Quel veloce sbattere la palpebra dell’occhio sinistro, lo conferma appieno. Rod conosce Bob Clyde da diversi anni. Abbastanza tempo per sapere alla perfezione che quando è in apprensione per qualcosa, comincia a “scattare delle fotografie” come Rod ha definito il suo tic nervoso. Tutte le volte, che lo ha visto teso o in difficoltà, ha potuto notare quello strano comportamento.
Ha atteso che il boss a sua volta si fosse seduto e con un minimo di apprensione gli domanda:
«C’è qualcosa che non va?»
«Ah, meno male. Temevo di aver combinato qualche disastro.»
Attende che il capo gli spieghi il motivo di quella inaspettata convocazione e meravigliato commenta:
«Ma non dovevano occuparsene Fred e George?»
“ce ne hai messo, cazzone che non sei altro a capire che quelle due mezze seghe non sarebbero state in grado di arrivare da nessuna parte.”
«Ok, capisco. Quello che invece non capisco è perché deve toccare sempre a me sbrogliare la matassa, dopo che ci hanno fatto casino quei due.» Si sfoga Rod appoggiando le due mani sul piano della scrivania e cercando di alzarsi.
«No, non ho detto che non lo voglio fare. Solo che mi piacerebbe, portare avanti dall’inizio questi lavori e non limitarmi a dover trarre d’impiccio quei due buoni a nulla ogni volta che ne combinano qualcuna.»
«Sì, mi rendo conto che non dovrei parlare in questo modo di due colleghi, però…»
“ col cazzo! Questa è la volta che mi libero di quei due pezzenti o non mi chiamo più Rod Williams.”
«Ad ogni modo va bene! Se la cosa è così, ingarbugliata come sembra, va bene. Me ne occuperò io. Subito dopo la pratica dei Balkmann.»
«Va bene capo. Sarà fatto!»
«Dice che non devo fare più lo scemo con Sandy. Signor Clyde lei lo sa che io sono un uomo sposato?»
“non sarà questo il motivo per cui mi hai fatto un intero reportage fotografico in questi minuti?”
«Va bene non farò lo stesso lo scemo con lei.»
«D’accordo, la saluto allora.»
Esce dall’ufficio e si abbassa per raccogliere il fascicolo Balkmann dalla scrivania della segretaria. Con indifferenza, guarda verso di lei fissandole più che altro la profonda scollatura e sottovoce dice:
«Dobbiamo stare attenti, lo stronzone è geloso di me!»
Accetta il dolce sorriso di lei contraccambiandolo e si avvia velocemente verso la propria postazione.
Rod ha appena ricevuto l’incarico di seguire il progetto Donovan. Avrebbe dovuto cercare di ottenere l’appalto per gli amplificatori ottici da inserire nei loro sistemi. Un giro d’affari da almeno dieci milioni di dollari.
parte prima:
Il rumore metallico di una monetina caduta attraverso la feritoia del distributore automatico del caffè, rompe il silenzio che ha regnato incontrastato fino a poco prima.
«Lascia!» Ordina perentorio Rod, «questa volta tocca a me pagare.»
La sua voce si sovrappone al rumore della macchina, che, dopo aver macinato la solita dose di chicchi, sta erogando il caffè in un bicchierino di plastica.
«Certo non è il massimo questo caffè! Sì, hai ragione! Poi però, con l’andare del tempo ci si abitua a berlo e quasi, non ci si accorge più della differenza.»
Un lungo sorso stringendo le labbra, quasi per evitare di scottarsi la gola, o forse solo per esorcizzare il forte sapore amaro della bevanda nerastra, e poi:
«No, io lo preferisco così: senza zucchero. Solo quando è amaro, puoi avere la possibilità di apprezzarne il sapore. Se gli aggiungi troppo zucchero, allora finisci con il ritrovarti in bocca una stupida brodaglia dolciastra.»
Beve un altro sorso, questa volta più lungo cercando di resistere al calore del liquido che gli sta graffiando la gola.
«Ne vuoi un altro? Ascolta me, non metterci lo zucchero stavolta.»
«Hai paura di non riuscire a dormire questa notte? Ma che dici! Sono solo le nove di mattina. Prima di andare a letto ne passerà di tempo…»
Il nuovo tintinnio di una moneta da un quarto di dollaro, seguito da quello ormai famoso del macinacaffè e dell’erogatore occupa lo spazio lasciato libero dalla conversazione.
«Io credo che non sia colpa del caffè se tu non riesci a dormire la notte.»
Rod sorride strano e poi, dopo aver prelevato il nuovo bicchierino:
«Lo so, è Maria quella che ti toglie il sonno. Non è vero?» Non ti preoccupare ci sono passato anche io. È stato tanto tempo fa e non l’ho mai raccontato a nessuno. Con te però, credo che potrei fare un’eccezione.»
«Sì, fa male pensarci, ma credimi non è la fine del mondo! Forse Maria in questo momento si sente insicura. Forse ha solo bisogno di allontanarsi da te per poter ritrovare se stessa. Credo che dovresti darle del tempo.»
«Ti tradisce?! E come puoi esserne sicuro?»
«Ah, hai assoldato un investigatore privato per seguirla. E che cosa ha trovato?»
«Le foto! Queste foto possono volere dire molto, ma sicuramente non ti danno la certezza che sia successo. Credimi Herbert, in queste fotografie la tua donna è solo ripresa insieme con un altro, ma al di là di qualche innocente bacio, non mi sembra che ci sia altro materiale compromettente.»
Rod butta nel cestino verde dedicato al materiale plastico da riciclare, il suo bicchierino e tiene alzato il coperchio per permettere al collega di fare altrettanto. Poi scuotendo la testa e riprende a parlare.
«Ti ho già detto che è successo anche a me. Credevo che sarei impazzito quando ho cominciato a comprendere che c’era un altro. Invece, è bastato obbligarla a parlarmi ed a confessarmi tutto per rimettere le cose al loro posto. E poi, in tutta sincerità: tu non l’hai mai tradita.»
«Vedi?! Allora che cosa pretendi da lei? Ascolta me, l’importante, quando scopri che tua moglie ha un altro è non essere impreparato. Se ti sei già fatto un’amante e sai sfogare con lei la frustrazione del tradimento, la metà dell’opera è fatta.»
«Come porco? Allora proprio non hai capito niente. Mi chiedo perché sto ancora a perdere tempo con uno come te.»
«Si va bene accetto le scuse. Ma dai, lo so che non avevi intenzione di offendermi. Quello che volevo dirti è solo che… Attento sta arrivando il direttore, è troppo tempo che stiamo qui davanti alla macchinetta del caffè.»
«Buongiorno signor Clyde. Tutto bene?»
«No, no. Stavamo giusto andando via adesso. »
«Va bene, chiederò a Sandy di passarmi l’incartamento Balkmann, anche se ad onor del vero pensavo che se ne sarebbe dovuto occupare qualcun altro.»
«Sì, d’accordo! Entro domani lo potrà trovare con i miei commenti sulla sua scrivania. La saluto.»
Il rumore dei passi del direttore ha troncato di colpo la discussione precedente e lasciato in sospeso alcuni concetti che però adesso, dopo il colloquio con il proprio capoufficio, Rod sembra non avere più voglia di riprendere.
«Finisce sempre così! Gli altri si fanno belli e poi… poi il solito sgobbone deve portare avanti il lavoro per tutti. Beato te, che lavori giù in produzione. Non hai idea di che schifo di posto sia il nostro ufficio tecnico.»
«Anche giù avete i vostri problemi?! È normale, ma là dentro… credo che il più innocuo abbia già venduto la mamma al diavolo pur di fare carriera. Figurati che Bernie Wilson ha chiamato il suo secondo figlio Clyde. Ti pare un nome da dare ad un bambino?»
«No, te lo giuro: lo ha chiamato così. Proprio come il nostro direttore.»
«Mio figlio?! A parte che io non ho figli; ma se mai ne dovessi averne uno non credo che gli farei questo sgarbo.»
«Va beh, facciamo finta di nulla: ti saluto! Ci si vede domani.»
Rumore di passi. Rod si allontana dal collega, ma prima che questi possa entrare nell’ascensore, gli vuole regalare un nuovo consiglio:
«Ascoltami Herbert, fidati di me. Parla a Maria e vedrai tutto tornerà come prima.»
Torna indietro e si riavvicina a lui.
«Lo so che tu hai molta considerazione di me e che ti fidi di quello che ti sto dicendo. Devi fare due cose: fatti un’altra donna e parla con Maria. Ti sentirai molto meglio dopo.»
«Non devi provare vergogna per quello che ti sta capitando. Prima o poi, capita a tutti nella vita di trovarsi in una condizione come la tua…»
«Ma che dici? Chi vuoi che sappia oltre a me che tua moglie se la fa con un altro. Sempre ammesso che sia vero, poi.»
«Dai, non essere paranoico! A chi vuoi che interessi saperlo.»
«Figurati! Lo so solamente io e nessun altro, non temere.»
Il rumore di passi annuncia che qualcuno si stava avvicinando e da lontano la figura di Clyde affretta la fine della discussione.
«Ciao, adesso devo proprio scappare se no quello chi lo sente. Ci si vede domani, magari una decina di minuti più tardi rispetto ad oggi.»
Rod entra nel grande open space dedicato all’ufficio tecnico e senza esitare si avvicina alla scrivania davanti alla stanza dedicata al capoufficio. Il “bocconcino,” come l’uomo ama apostrofare la collega che ha appena smesso di parlare al telefono, è uno dei suoi sogni proibiti: uno di quelli che è sicuro di poter realizzare. Quello che desidera, è solo riuscire a convincerla ad uscire una sera. Ha già pronto il programma per lei: un aperitivo in uno dei locali più alla moda della costa ovest del lago Michigan, poi una cena da Alfredo’s e l’unico dubbio sarebbe stato se salire da lei per finire in gloria la serata o se portarla in qualcuno dei motel con camera vista lago. È sicuro che, lei non avrebbe potuto resistere alla sua corte. E certamente, non avrebbe potuto rifiutare le sue avance dopo la serata indimenticabile che le avrebbe regalato.
«Sandy! Il boss vuole che mi dai il malloppo relativo a quei rompipalle dei Balkmann.»
Si siede vicino a lei, in attesa che gli consegnasse il fascicolo approfittando per dare una sbirciatina alle gambe lasciate libere dalla ridottissima minigonna.
“è perfettamente inutile che cerchi di tirare giù quella gonna, è troppo corta per poter coprire le tue cosce.”
«Sei sempre la migliore di tutte. Bisognerà che un giorno o l’altro mi decida ad invitarti fuori.»
Sorride sornione aspettando la replica della segretaria.
«Cosa c’entra se sono sposato? Anche noi sposati abbiamo diritto alle nostre distrazioni. Non vorrei fare la fine di quello stupido di un Herbert, e morire dalla gelosia.»
«Come non lo sai? La moglie di quel fesso si deve essere fatta un amante. Capirai la novità. Deve essere veramente una palla al piede un marito come quello.»
Sorride in maniera falsa e si avvicina a lei in maniera furtiva. Carico di complicità:
«Non è che mi stia particolarmente antipatico. Anzi, sotto sotto, quello sfigato non mi dispiace. Però, deve essere di una noia mortale. E poi, credo che inconsciamente, sia anche un po’ finocchio.»
«No, che non ci ha provato con me! Figurati, gli avrei spaccato la faccia se solo avesse provato ad accennare una minima avance.»
Rod ride di gusto fingendo di dare un’occhiata alle prime pagine dell’incartamento che la giovane segretaria gli ha appena messo davanti. «Adesso ti devo lasciare, ma ricordati che prima della fine settimana, io e te dobbiamo uscire insieme.»
«Dove ti porterei?»
“ non ci arrivi da sola? E dire che mi sembra che ne hai già fatti di chilometri…”
«Ovunque tu vorrai, darling.» Sorride ancora lui aggiungendo:
«Ti porterei da Alfredo’s a mangiare. È il miglior ristorante di tutta la zona ed è anche il più caro ovviamente. Però, lì cucinano il migliore pesce di tutta la costa. Poi se vorrai, potremmo andare al Mulligan’s a ballare e…»
«No!» esclamò sorridendo «Non ti obbligherei mai a fare qualcosa che non vorresti. Nulla ti sarà fatto, se non sarai tu a chiederlo.»
Raccoglie il voluminoso fascicolo dalla scrivania e alzandosi in piedi la rimira guardandola dall’alto.
«Tu non devi preoccuparti di quello che potrebbe dire mia moglie. A te, spetta solo il dovere di accettare la mia proposta, a lei ci penserò io.»
«Te l’ho già detto, Rose non sarà assolutamente un problema. »
«Ma sì! Una balla in qualche modo riuscirò a trovarla. Basta solo che tu mi dica con un giorno di anticipo se accetti.»
«Eccolo che viene. È tutta mattina che mi vede in giro, è molto meglio se faccio ritorno alla mia scrivania.»
«Lo so! Deve essere palloso dover avere a che fare con un tipo così.» Afferma Rod pizzicandosi la base del naso e facendo una strana smorfia.
«Ci ha provato anche lui? Allora si vede che è stupido, ma non completamente rincoglionito.»
“ecco un motivo in più per provarci io!”
«Certamente signor direttore. Adesso comincio e le prometto che…»
«Subito? In questo momento? Va bene!» Recita compassato Rod con un sorriso di circostanza.
« Posso lasciarti un attimo il fascicolo?» Domanda rivolgendosi alla segretaria prima di seguire il capo nel rispettivo ufficio.
Mr. Clyde lo fa accomodare sulla poltroncina davanti alla scrivania in ciliegio e poi richiude la porta alle spalle, facendo così in modo da rimanere solo con lui. Non è la prima volta che il capo gli chiede di seguirlo in ufficio, ma oggi sembra essere preoccupato. Più pensieroso del solito. Quel veloce sbattere la palpebra dell’occhio sinistro, lo conferma appieno. Rod conosce Bob Clyde da diversi anni. Abbastanza tempo per sapere alla perfezione che quando è in apprensione per qualcosa, comincia a “scattare delle fotografie” come Rod ha definito il suo tic nervoso. Tutte le volte, che lo ha visto teso o in difficoltà, ha potuto notare quello strano comportamento.
Ha atteso che il boss a sua volta si fosse seduto e con un minimo di apprensione gli domanda:
«C’è qualcosa che non va?»
«Ah, meno male. Temevo di aver combinato qualche disastro.»
Attende che il capo gli spieghi il motivo di quella inaspettata convocazione e meravigliato commenta:
«Ma non dovevano occuparsene Fred e George?»
“ce ne hai messo, cazzone che non sei altro a capire che quelle due mezze seghe non sarebbero state in grado di arrivare da nessuna parte.”
«Ok, capisco. Quello che invece non capisco è perché deve toccare sempre a me sbrogliare la matassa, dopo che ci hanno fatto casino quei due.» Si sfoga Rod appoggiando le due mani sul piano della scrivania e cercando di alzarsi.
«No, non ho detto che non lo voglio fare. Solo che mi piacerebbe, portare avanti dall’inizio questi lavori e non limitarmi a dover trarre d’impiccio quei due buoni a nulla ogni volta che ne combinano qualcuna.»
«Sì, mi rendo conto che non dovrei parlare in questo modo di due colleghi, però…»
“ col cazzo! Questa è la volta che mi libero di quei due pezzenti o non mi chiamo più Rod Williams.”
«Ad ogni modo va bene! Se la cosa è così, ingarbugliata come sembra, va bene. Me ne occuperò io. Subito dopo la pratica dei Balkmann.»
«Va bene capo. Sarà fatto!»
«Dice che non devo fare più lo scemo con Sandy. Signor Clyde lei lo sa che io sono un uomo sposato?»
“non sarà questo il motivo per cui mi hai fatto un intero reportage fotografico in questi minuti?”
«Va bene non farò lo stesso lo scemo con lei.»
«D’accordo, la saluto allora.»
Esce dall’ufficio e si abbassa per raccogliere il fascicolo Balkmann dalla scrivania della segretaria. Con indifferenza, guarda verso di lei fissandole più che altro la profonda scollatura e sottovoce dice:
«Dobbiamo stare attenti, lo stronzone è geloso di me!»
Accetta il dolce sorriso di lei contraccambiandolo e si avvia velocemente verso la propria postazione.
Rod ha appena ricevuto l’incarico di seguire il progetto Donovan. Avrebbe dovuto cercare di ottenere l’appalto per gli amplificatori ottici da inserire nei loro sistemi. Un giro d’affari da almeno dieci milioni di dollari.
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