Bastardo dentro.
parte quarta:
Dopo che Sandy piangendo lo aveva lasciato da solo, ed era scappata, Rod con il suo solito ghigno soddisfatto si è sdraiato sul letto ed ha iniziato a fissare il soffitto. C’è qualcosa di magnetico ad attirare il suo sguardo verso il muro bianco sopra di lui. Qualcosa che gli fa diventare di colpo le palpebre pesantissime, che gli impedisce di muovere anche il più piccolo dei muscoli e che lo paralizza al letto. Una forza misteriosa, gli stringe il cervello e che gli toglie la possibilità di pensare. Sente in lontananza il vociare di due donne che spingendo un carrello sembrano avvicinarsi lentamente. Quelle voci sono familiari. Quelle voci hanno per lui lo stesso effetto di una terribile ninna nanna.
Sì sono loro. Riconosceva il solito rumore del carrello con i flaconi di vetro che tintinnavano nel movimento. Sono rumori che lo incitano a dormire. Gli appesantiscono le palpebre.
«Dai, facciamo il 307 e poi un bel caffè non ce lo toglie nessuno!»
è l’ultima frase che riesce a sentire prima di crollare definitivamente.
«Buongiorno signor Williams!» Esclama Annette Parker entrando nella camera 307 del French Hospital Medical Center. Una delle camere dedicate ai degenti a lungo termine.
«Che cazzo lo saluti a fare! Quel rincoglionito tanto non può sentirti.» Gli risponde la collega avviandosi ad aprire la finestra per cambiare l’aria alla camera da letto.
«Io ci provo sempre. Non mi costa nulla e chissà mai che…»
«Chissà mai che cosa. Questo qua ha la stessa possibilità di risponderti che avrebbe una pianta grassa. Sono ormai più di due anni che se ne sta in questo letto paralizzato ed immobile come una statua di cera.»
«Quando parli n questo modo mi fai un po’ paura. Si direbbe che tu sia favorevole alla… non riesco neppure a pronunciarla quella parola.»
«Eutanasia! Eutanasia! Si dice così! No, non sono particolarmente favorevole, e non sarei così stupida né da ammettere di esserlo, né di metterla in pratica con questo qua.» Esclama Helene indicando Rod che come sempre sembra dormire il più normale dei sonni.
«So che non è giusto neppure pensare ad una cosa come quella, ma dopo che ho parlato con la sua povera moglie, ti assicuro che mi fa più pena lei di questo relitto.»
«È vero! Povera signora Rose. Sono oltre due anni che tutti i giorni viene a trovarlo e non ha mai avuto la soddisfazione di vedere il minimo miglioramento.» Conferma Annette provvedendo come ogni mattina a sostituire il falcone con la flebo,
«Ormai è ridotto ad uno scheletro. È quasi impossibile infilargli l’ago.»
«Non è per questo che mi fa pena la signora Rose. Quella povera donna mi ha raccontato che vita d’inferno le faceva passare quest’uomo quando era vivo. La tradiva, la picchiava; era un vero bastardo. Le ha reso la vita impossibile quando era sano, e adesso ostinandosi a continuare a vivere lo sta facendo anche dal coma.»
Annette intenta a regolare il flusso del liquido, non ha voluto commentare, lasciandole così la possibilità di continuare,
«…ed a quello che mi ha raccontato quella povera donna, questo stronzo era bastardo così, sia nella vita di coppia, sia sul lavoro.»
«Sì, lo so. Lavorava come dirigente alla General Electric. Nello stesso ufficio di Sandy, mia sorella. Mi ha raccontato che era una specie di squalo, sempre pronto a fregare i colleghi ed a farsi bello, con i capi e di mettere in cattiva luce tutti gli altri. Era diventato un vero pezzo grosso: trattava tutti dall’alto al basso e sembrava divertirsi a farlo. Poi, quell’Ictus lo ha ridotto così.»
«Ben gli sta!» Sentenzia Helene non riuscendo a trattenersi.
«Helene!» La riprende l’altra. «Sei pazza? Se il Dottor Collymoore ti sentisse parlare così, ti licenzierebbero subito.»
«Qui potete udirmi solo tu e questa larva umana: e non credo che né tu né lui farete la spia. Che rischio vuoi che posso correre.»
«Sei proprio incorreggibile!» Conclude sorridendo Annette richiudendo la finestra e tirando la tendina.
«Arrivederci Signor Williams.»
La porta si chiude e Rod rimane solo nella stanza dove aveva trascorso gli ultimi ventisette mesi senza mai potersi muovere da quel letto. Quando si era accasciato sulla sua scrivania, era stata Sandy a trovarlo la mattina seguente, ancora vivo, ma costretto da quel momento ad una vita da vegetale. La ragazza lo odiava, ma non aveva esitato a correre a chiamare aiuto per lui.
Il rumore di un selettore del telefono, rompe il silenzio che si è creato nella camera 307 dopo che le due donne lo avevano lasciato da solo.
«Buon giorno signor Collymoore.»
«Mi chiamo Rod Williams.»
«Esatto! Quello che è ricoverato al numero 307. Proprio io.»
«Vorrei denunciare l’operato di una delle vostre infermiere…»
«Pensavo che lei essendo il primario di questo ospedale, potesse essere la persona più giusta per risolvere il mio problema.»
«Si tratta della signora Helene Brown. Si comporta in modo abbastanza strano nei miei confronti…»
Sul viso magro emaciato di Rod, bloccato da più di due anni, lentamente i muscoli si contraggono in modo da formare un largo perfido sorriso.
lunedì 12 aprile 2010
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