lunedì 12 aprile 2010

Bastardo dentro. racconto parte seconda

Bastardo dentro.

parte seconda:

Oggi, a Rod, quella sua scrivania nell’open space sembra troppo piccola per lui. Si sente un po’ sottovalutato ad essere costretto a dividere l’ufficio con altre venti persone. Non che la cosa gli dia particolarmente fastidio, di solito anzi, spiando il lavoro di altri è riuscito a farsi venire qualche idea particolarmente brillante. Non è difficile per lui, guardarsi intorno ed attingere il meglio di quello al quale lavorano i colleghi e farne tesoro. Copiare qualche idea, tenerla in naftalina il giusto tempo per poi tirarla fuori al momento più opportuno è un’arte che conosce molto bene. Aveva fatto un gran figurone qualche tempo prima, quando aveva, nel solito meeting settimanale, presentato la sua idea per un nuovo amplificatore ottico. Aveva preso l’idea dal progetto che Bruce Dickinson stava cominciando e del quale lui non avrebbe dovuto sapere nulla. Certo non aveva copiato il lavoro del collega. Aveva semplicemente preso spunto da quello e poi, grazie alla sua esperienza ed alle sue innegabili capacità aveva portato a termine il lavoro anticipando il punto al quale in ogni modo Bruce sarebbe arrivato.
Poi, stando in mezzo alla gente, poteva togliersi il lusso di giocare e di divertirsi a suscitare in loro ogni genere d’invidia. Per questo motivo aveva alzato il ricevitore del telefono e aveva voluto chiamare la moglie:
«Ciao Rose, qui va tutto bene e tu?»
«Sono contento che anche tu stia bene. Il boss mi ha appena passato la solita patata bollente. Mi chiedo che cosa ci stiano a fare qui tutti gli altri se poi spetta sempre a me togliergli le castagne dal fuoco.»
«Certo amore, puoi giurarci che glielo chiederò. È arrivato il momento di chiarire alcune cosette anche con lui. Sì! Questa volta hai proprio ragione, ne ho piene le scatole di farmi sfruttare come un imbecille e di rimanere seduto a vedere gli altri che fanno carriera grazie al mio lavoro.»
«No! Non mi sembra il caso di invitarlo a cena a casa nostra. Non credo di avere bisogno di questi sotterfugi per ottenere quell’aumento di stipendio che credo mi spetti di diritto.»
«Ti dico di no! Domani, quando gli porterò il rapporto Balkmann, lo affronterò direttamente e lo metterò con le spalle al muro. Rod Williams non ha paura di queste cose: se accetterà le mie condizioni va bene, in caso contrario… che si faccia aiutare da qualcun altro.»
«No, non credo che farò molto più tardi del solito questa sera.»
«Vorresti andare a mangiare fuori?! Perché no? Non è una cattiva idea. Ascolta il mio programma: vengo a casa, mi faccio una rapida doccia e via, usciamo ed andiamo a mangiare, magari a Winnecta.»
«No! Non mi va di andare all’Afredo’s. È un po’ scaduto come locale e poi, è troppo costoso e non ne vale la pena…»
«Sai benissimo che non sono tirchio! Non è quella la ragione per cui non ci voglio andare. Ad ogni modo, ceniamo al lume di candela, magari facciamo un salto in spiaggia e poi ti scopo lì al chiaro di luna.»
«Perché mi dici porco? Non lo trovi romantico?»
«Dai amore, adesso lasciami lavorare, altrimenti non riuscirò a finire per tempo.»
«Sì, anche io ti amo!»
«Certo non vedo l’ora di fare l’amore con te!»
«A più tardi allora.»

«Ehi John! Il fatto che tu abbia il tuo tavolo da disegno vicino alla mia postazione non ti da il diritto di ascoltare le mie telefonate.»
«Scusa un cazzo! Credo di avere diritto ad un poco di privacy.»
«Ti faccio ridere quando parlo a quel modo con mia moglie? Credo che la tua sia solo una brutta invidia. Io questa sera, dopo il lavoro ho un programmino con donne ostriche e Champagne, e tu: bene che ti vada ti farai un paio di birre in centro e magari ti capiterà di farti fare un pompino con il rossetto da una mezza troia ubriaca quanto te. Una di quelle, che da sobrio ti avrebbe fatto più che schifo.»
«Come mi permetto? Mi permetto, mi permetto. Anzi, credo proprio che dopo quelle due o tre birre, avrai fretta di tornare a casa per trastullarti il cosino un po’ da solo.»
«Si sono disgustoso, solo perché ti metto di fronte alla realtà?»

«Ciao Maria. Posso stare pochissimo al telefono, perché in questo ufficio non c’è mai nessuno che sia capace di farsi i fatti suoi.»
«No, adesso posso parlare. Quel rompicoglioni di John se ne è andato a fare delle fotocopie e credo che ne avrà almeno per una decina di minuti.»
«Si faccio in tempo a dirti che ti amo! Sei la cosa più bella che mi sia capitata.»
«Dobbiamo stare attenti, però. Oggi ho parlato con tuo marito e mi ha detto che sospetta che tu abbia un’amante. Mi ha confermato che ha assoldato un investigatore privato per pedinarti.»
Rod emette una strana risata stridente, che attira da lontano l’attenzione di Sandy che lo guarda con aria interrogativa.
«No, non sa nulla di noi, figurati non è così intelligente da arrivarci da solo. Del resto, come potrebbe sapere che quell’investigatore è un amico mio.»
«È stata una grande idea quella di fargli trovare il biglietto da visita dello studio investigazioni di George. Quello stupido è convinto di avere avuto l’idea di rivolgersi a lui, mentre in realtà sono stato io a spingerlo a farlo.»
«Va bene! Devo ammettere che anche tu, con l’idea di farti fotografare in atteggiamenti affettuosi con quell’attore, non sei andata tanto per la leggera.»
«Sì è vero hai ragione: qualcosa doveva averlo pure capito se si è accorto che eri strana negli ultimi tempi… »
«No, questo assolutamente no. Io gli ho consigliato di parlarti liberamente e di cercare di farti confessare. Credo che lo farà questa sera. Tu sai già che cosa gli dovrai dire vero?»
«Sì brava! Digli pure che stai attraversando un momento particolare e che quello che è stato fotografato è un tuo vecchio compagno di università. Ripetigli però, che non hai nessun altro all’infuori di lui. Te lo ritroverai ai tuoi piedi.»
«Ma va! Lo conosco come le mie tasche, quello non aspetta altro che sentirsi dire queste cose da te.»
«Ti dico di sì. Quello stupido accetterà le tue spiegazioni, ed al momento si dimenticherà delle tue foto compromettenti. Poi, una volta rimasto solo, ci tornerà con il pensiero e sono sicuro che subito dopo vorrà parlarne ancora con me.»
«Lo tengo in pugno amore. Lui a questo punto è come un burattino nelle mie mani…»
«Certo che ce lo toglieremo di torno. Ho già elaborato un paio di piani diabolici per mettere fuorigioco quell’imbecille di Herbert. A volte mi chiedo ancora come hai fatto a sposare uno stronzo così.»
“ stronzo si, ma con tanti di quei soldi in banca da fare invidia chiunque.”«Sì! È solo questione di tempo. Fra non più di un paio di mesi, te lo sarai tolto per sempre dalle scatole e potrai vivere tutto il resto della tua vita alle sue spalle.»
«Certamente! È stato un lapsus. Volevo dire potremo vivere tutta la vita alle sue spalle.»
«Questo dipenderà da lui. Se reagirà come credo, ti potrai limitare a chiedere il divorzio, con una buona dose dei suoi soldi come buona uscita. Altrimenti… sì, credo che potremmo anche farti diventare una giovane e bellissima vedova.»
«Non sono pazzo! Non ho ancora ammazzato nessuno e non ho certamente intenzione di cominciare ora.»
“al massimo, se proprio sarà necessario, convincerò te a mettergli qualcosa nel caffè.”
«Lo porteremo a farlo da solo, vedrai. Conosco il modo per…»
«Adesso ti devo lasciare… sta tornando quel ficcanaso di John. Ciao, ciao.»
«Sì, anche io. Certo sta tranquilla a presto. Ciao»

«Senti amico: se non vuoi passare delle grane ti consiglio di cancellarti dalla faccia quel sorrisetto idiota. Ricordati, che io lavoro in questa ditta da più di dieci anni. Da quando tu facevi ancora la pipì a letto, quindi vedi di disegnare e di limitarti a quello. Che di cose da fare ce ne sono.»
«Certo che penso per me! Però, stai attento a quello che fai. Mi ci vuole un attimo per parlare con Bob e per farti rimandare giù in officina.»
«Certo che lo chiamo Bob. Lui è stato assunto qui alla General Electro-optic nello stesso periodo in cui sono stato preso io e siamo abbastanza in confidenza.»
«Non mi piace sfruttare la cosa per fare carriera. Io voglio arrivare in alto perché valgo qualcosa, non perché sono lo scendiletto del capo.»
«Adesso mi hai proprio seccato. Un’altra parola e chiederò a Bob di spostarti da qui.»
«Non mi provocare John! Attento che la mia pazienza ha un limite.»
«Ecco da bravo così! Rimettiti ad usare quel cazzo di tecnigrafo e non rompere le palle.»

Rod si mette finalmente al lavoro. Conosce abbastanza bene il progetto Balkmann, ed è certo che, malgrado la preoccupazione del capo, il lavoro fosse a buon punto e soprattutto ben fatto. Gli sarebbe però bastato mettere un paio di modifiche, per dargli una parvenza di miglioramento e per fare la solita bella figura. È stato lui stesso a mettere in giro strane voci riguardo l’operato dei colleghi che vi lavoravano, sicuro che queste sarebbero arrivate all’orecchio del capo. Conosce alla perfezione il suo ambiente di lavoro: tanto da sapere in quale maniera fare circolare alcune voci e soprattutto come fare in modo che queste arrivino al capo. Sa poi, particolare non trascurabile, che Bob Clyde è arrivato a quella sua posizione solo grazie a delle raccomandazioni e che a differenza sua, non è in condizione di saper valutare da solo il lavoro dei suoi dipendenti. Il capo, si fida ciecamente di lui, e questa in realtà è la sua arma migliore.
Prende un post-it piuttosto grande e senza indugio comincia a scrivere:
“Certamente l’affare Balkmann è stato portato avanti in maniera troppo superficiale. Credo che se invece di utilizzare dei cavetti di sezione 1 mm avessimo optato per una sezione maggiore, adesso non ci ritroveremmo con questi problemi di interferenze. Anche per la trasmissione dei dati, secondo me passerei alla fibra ottica: è più veloce e più facile da criptare. Lo avevo già proposto a quel buono a nulla di Fred, ma lui non ha voluto prendere in considerazione la cosa. Siamo ancora in tempo naturalmente, per rimettere le cose a posto e con una spesa relativamente modesta.
In ogni caso non esitare a chiamarmi, se ti serve qualche chiarimento.”
Ciao Rod

Funzionava così da diversi anni. Il capo gli chiedeva sempre più di frequente questo genere di aiuti e lui, si era convinto che ormai, non potesse avere più limiti all’interno della GEO. Nessuno si sarebbe mai messo a criticare l’operato di Bob Clyde, e meno che mai lo avrebbe fatto Clyde stesso.

Si è avvicinato con decisione alla scrivania di Sandy e le da la cartelletta con il fascicolo su cui è appiccicato il post-it
«Certo che ho già fatto, piccolina. Se quel fesso del tuo capo avesse subito affidato a me questo lavoro, non avrebbe perso tutto questo tempo.»
«Io adesso vorrei andare a mangiare un boccone. Per favore Sandy, puoi lasciare tu il fascicolo sulla sua scrivania.»
«Naturalmente! Certo, che mi farebbe piacere se mi accompagni a mangiare. Potremmo andare lì sotto alla caffetteria, o se preferisci anche fare un salto al parco.»
«Va bene! Ok per il parco allora.»
«Ok, passa a chiamarmi alla mia scrivania quando sei pronta.»

«Non sono mica male questi hot dog. Credo però, che ti meriteresti qualcosa di meglio di un boccone veloce.»
«Mi rendo conto che con quello che ti paga questa cazzo di ditta…»
«Non ti preoccupare, è solo una situazione temporanea la tua. Secondo me, nel giro di un paio di anni, troverai una sistemazione più adatta a te.»
«… certo! Anche a livello economico.»
«No! Non lo sto dicendo solo per farti piacere. Quello che dico lo penso veramente, altrimenti non sarei qua a perdere tempo con te.»
«No! Non credo che cambiare ditta adesso sia la cosa più giusta. Da quanto lavori per la General Electro-optic?»
«Da un anno e mezzo?! Esattamente come ti stavo dicendo, hai già investito troppo tempo per poterti permettere di cambiare lavoro. Adesso se te ne vai, perderesti solo parte di quello che ti spetta per aver lavorato qua.»
«Quello che voglio dire è solo che se cambi ora, ti ritroveresti a dover ricominciare da capo, mentre qui hai già gettato delle basi per il tuo futuro.»
«Sei molto giovane»
“e sei anche un gran pezzo di gnocca!”
«Sei in gamba ed il futuro non potrà che essere tuo.»
«Certo che ne sono sicuro! Fidati di me. Nel giro di un paio di anni la tua vita professionale cambierà da così a così.»
«… e se non sarai soddisfatta dei soldi che ti darà la General Electro-optic, troverai di sicuro una nuova ditta ad assumerti facendo lievitare il tuo stipendio.»
«No, non la faccio così facile. Per me ha funzionato nello stesso modo. Sono entrato qui tanti anni fa e ho fatto esattamente quello che ti ho appena detto. Mi sono dato da fare e come vedi ha funzionato.»
«Sì e no! È vero che ci conosciamo da tanto tempo, ma da questo a dire che siamo amici, ne passa.»
«Certamente lui si fida di me! Lo vedi anche tu: quando ha un minimo dubbio su qualcosa vuole sempre sentire anche il mio parere, prima di decidere che cosa fare.»
“… e adesso sei quasi in trappola bella mia. Adesso, quando mi chiederai se non posso dire una buona parolina per te con Clyde, sarà come se ti fossi già sfilata le mutandine…”
«Sì, se questo è quello che vuoi non avrò alcuna difficoltà a farlo. Ad essere onesti, credo che lui si sia già accorto di te. Ti ho già detto che poco fa mi ha quasi fatto una scena di gelosia.»
«Va bene! Esci con me questa sera ed io domani mattina gli parlerò.»
«Te l’ho detto, lei non è proprio un problema. Allora: accetti?»
«Stai tranquilla! Non succederà nulla di quello che non vuoi.»
«Devi solo dire di sì! A tutto il resto ci penserò io come al solito.»
«Ma dai! Ti assicuro che non penserò che sei una ragazza facile o come dici tu che sei una troia,»
“certo che lo sei!”
«D’accordo allora. Passerò a prenderti alle otto e trenta.»
«Potremmo andare all’Afredo’s oppure se preferisci, ti potrei portare in un bel localino a Winnecta. Ha una vista panoramica sull’oceano che ti toglie il respiro.
“ ed al piano superiore affitta pure delle camere.”
«È vero: si è mossa un po’ l’aria e fa un poco freddo. Vieni, rientriamo adesso. Così avrò il tempo per organizzare tutto.»
«Sei contenta di uscire con me questa sera?! Io lo sono anche più di te. Era da un po’ di tempo che morivo dalla voglia di chiedertelo.»
«Vestiti come vuoi. Il locale dove ho intenzione di portarti è abbastanza chic, ma al tempo se ci venissi con un paio di jeans non sfigureresti lo stesso.»

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