Bastardo dentro
parte prima:
Il rumore metallico di una monetina caduta attraverso la feritoia del distributore automatico del caffè, rompe il silenzio che ha regnato incontrastato fino a poco prima.
«Lascia!» Ordina perentorio Rod, «questa volta tocca a me pagare.»
La sua voce si sovrappone al rumore della macchina, che, dopo aver macinato la solita dose di chicchi, sta erogando il caffè in un bicchierino di plastica.
«Certo non è il massimo questo caffè! Sì, hai ragione! Poi però, con l’andare del tempo ci si abitua a berlo e quasi, non ci si accorge più della differenza.»
Un lungo sorso stringendo le labbra, quasi per evitare di scottarsi la gola, o forse solo per esorcizzare il forte sapore amaro della bevanda nerastra, e poi:
«No, io lo preferisco così: senza zucchero. Solo quando è amaro, puoi avere la possibilità di apprezzarne il sapore. Se gli aggiungi troppo zucchero, allora finisci con il ritrovarti in bocca una stupida brodaglia dolciastra.»
Beve un altro sorso, questa volta più lungo cercando di resistere al calore del liquido che gli sta graffiando la gola.
«Ne vuoi un altro? Ascolta me, non metterci lo zucchero stavolta.»
«Hai paura di non riuscire a dormire questa notte? Ma che dici! Sono solo le nove di mattina. Prima di andare a letto ne passerà di tempo…»
Il nuovo tintinnio di una moneta da un quarto di dollaro, seguito da quello ormai famoso del macinacaffè e dell’erogatore occupa lo spazio lasciato libero dalla conversazione.
«Io credo che non sia colpa del caffè se tu non riesci a dormire la notte.»
Rod sorride strano e poi, dopo aver prelevato il nuovo bicchierino:
«Lo so, è Maria quella che ti toglie il sonno. Non è vero?» Non ti preoccupare ci sono passato anche io. È stato tanto tempo fa e non l’ho mai raccontato a nessuno. Con te però, credo che potrei fare un’eccezione.»
«Sì, fa male pensarci, ma credimi non è la fine del mondo! Forse Maria in questo momento si sente insicura. Forse ha solo bisogno di allontanarsi da te per poter ritrovare se stessa. Credo che dovresti darle del tempo.»
«Ti tradisce?! E come puoi esserne sicuro?»
«Ah, hai assoldato un investigatore privato per seguirla. E che cosa ha trovato?»
«Le foto! Queste foto possono volere dire molto, ma sicuramente non ti danno la certezza che sia successo. Credimi Herbert, in queste fotografie la tua donna è solo ripresa insieme con un altro, ma al di là di qualche innocente bacio, non mi sembra che ci sia altro materiale compromettente.»
Rod butta nel cestino verde dedicato al materiale plastico da riciclare, il suo bicchierino e tiene alzato il coperchio per permettere al collega di fare altrettanto. Poi scuotendo la testa e riprende a parlare.
«Ti ho già detto che è successo anche a me. Credevo che sarei impazzito quando ho cominciato a comprendere che c’era un altro. Invece, è bastato obbligarla a parlarmi ed a confessarmi tutto per rimettere le cose al loro posto. E poi, in tutta sincerità: tu non l’hai mai tradita.»
«Vedi?! Allora che cosa pretendi da lei? Ascolta me, l’importante, quando scopri che tua moglie ha un altro è non essere impreparato. Se ti sei già fatto un’amante e sai sfogare con lei la frustrazione del tradimento, la metà dell’opera è fatta.»
«Come porco? Allora proprio non hai capito niente. Mi chiedo perché sto ancora a perdere tempo con uno come te.»
«Si va bene accetto le scuse. Ma dai, lo so che non avevi intenzione di offendermi. Quello che volevo dirti è solo che… Attento sta arrivando il direttore, è troppo tempo che stiamo qui davanti alla macchinetta del caffè.»
«Buongiorno signor Clyde. Tutto bene?»
«No, no. Stavamo giusto andando via adesso. »
«Va bene, chiederò a Sandy di passarmi l’incartamento Balkmann, anche se ad onor del vero pensavo che se ne sarebbe dovuto occupare qualcun altro.»
«Sì, d’accordo! Entro domani lo potrà trovare con i miei commenti sulla sua scrivania. La saluto.»
Il rumore dei passi del direttore ha troncato di colpo la discussione precedente e lasciato in sospeso alcuni concetti che però adesso, dopo il colloquio con il proprio capoufficio, Rod sembra non avere più voglia di riprendere.
«Finisce sempre così! Gli altri si fanno belli e poi… poi il solito sgobbone deve portare avanti il lavoro per tutti. Beato te, che lavori giù in produzione. Non hai idea di che schifo di posto sia il nostro ufficio tecnico.»
«Anche giù avete i vostri problemi?! È normale, ma là dentro… credo che il più innocuo abbia già venduto la mamma al diavolo pur di fare carriera. Figurati che Bernie Wilson ha chiamato il suo secondo figlio Clyde. Ti pare un nome da dare ad un bambino?»
«No, te lo giuro: lo ha chiamato così. Proprio come il nostro direttore.»
«Mio figlio?! A parte che io non ho figli; ma se mai ne dovessi averne uno non credo che gli farei questo sgarbo.»
«Va beh, facciamo finta di nulla: ti saluto! Ci si vede domani.»
Rumore di passi. Rod si allontana dal collega, ma prima che questi possa entrare nell’ascensore, gli vuole regalare un nuovo consiglio:
«Ascoltami Herbert, fidati di me. Parla a Maria e vedrai tutto tornerà come prima.»
Torna indietro e si riavvicina a lui.
«Lo so che tu hai molta considerazione di me e che ti fidi di quello che ti sto dicendo. Devi fare due cose: fatti un’altra donna e parla con Maria. Ti sentirai molto meglio dopo.»
«Non devi provare vergogna per quello che ti sta capitando. Prima o poi, capita a tutti nella vita di trovarsi in una condizione come la tua…»
«Ma che dici? Chi vuoi che sappia oltre a me che tua moglie se la fa con un altro. Sempre ammesso che sia vero, poi.»
«Dai, non essere paranoico! A chi vuoi che interessi saperlo.»
«Figurati! Lo so solamente io e nessun altro, non temere.»
Il rumore di passi annuncia che qualcuno si stava avvicinando e da lontano la figura di Clyde affretta la fine della discussione.
«Ciao, adesso devo proprio scappare se no quello chi lo sente. Ci si vede domani, magari una decina di minuti più tardi rispetto ad oggi.»
Rod entra nel grande open space dedicato all’ufficio tecnico e senza esitare si avvicina alla scrivania davanti alla stanza dedicata al capoufficio. Il “bocconcino,” come l’uomo ama apostrofare la collega che ha appena smesso di parlare al telefono, è uno dei suoi sogni proibiti: uno di quelli che è sicuro di poter realizzare. Quello che desidera, è solo riuscire a convincerla ad uscire una sera. Ha già pronto il programma per lei: un aperitivo in uno dei locali più alla moda della costa ovest del lago Michigan, poi una cena da Alfredo’s e l’unico dubbio sarebbe stato se salire da lei per finire in gloria la serata o se portarla in qualcuno dei motel con camera vista lago. È sicuro che, lei non avrebbe potuto resistere alla sua corte. E certamente, non avrebbe potuto rifiutare le sue avance dopo la serata indimenticabile che le avrebbe regalato.
«Sandy! Il boss vuole che mi dai il malloppo relativo a quei rompipalle dei Balkmann.»
Si siede vicino a lei, in attesa che gli consegnasse il fascicolo approfittando per dare una sbirciatina alle gambe lasciate libere dalla ridottissima minigonna.
“è perfettamente inutile che cerchi di tirare giù quella gonna, è troppo corta per poter coprire le tue cosce.”
«Sei sempre la migliore di tutte. Bisognerà che un giorno o l’altro mi decida ad invitarti fuori.»
Sorride sornione aspettando la replica della segretaria.
«Cosa c’entra se sono sposato? Anche noi sposati abbiamo diritto alle nostre distrazioni. Non vorrei fare la fine di quello stupido di un Herbert, e morire dalla gelosia.»
«Come non lo sai? La moglie di quel fesso si deve essere fatta un amante. Capirai la novità. Deve essere veramente una palla al piede un marito come quello.»
Sorride in maniera falsa e si avvicina a lei in maniera furtiva. Carico di complicità:
«Non è che mi stia particolarmente antipatico. Anzi, sotto sotto, quello sfigato non mi dispiace. Però, deve essere di una noia mortale. E poi, credo che inconsciamente, sia anche un po’ finocchio.»
«No, che non ci ha provato con me! Figurati, gli avrei spaccato la faccia se solo avesse provato ad accennare una minima avance.»
Rod ride di gusto fingendo di dare un’occhiata alle prime pagine dell’incartamento che la giovane segretaria gli ha appena messo davanti. «Adesso ti devo lasciare, ma ricordati che prima della fine settimana, io e te dobbiamo uscire insieme.»
«Dove ti porterei?»
“ non ci arrivi da sola? E dire che mi sembra che ne hai già fatti di chilometri…”
«Ovunque tu vorrai, darling.» Sorride ancora lui aggiungendo:
«Ti porterei da Alfredo’s a mangiare. È il miglior ristorante di tutta la zona ed è anche il più caro ovviamente. Però, lì cucinano il migliore pesce di tutta la costa. Poi se vorrai, potremmo andare al Mulligan’s a ballare e…»
«No!» esclamò sorridendo «Non ti obbligherei mai a fare qualcosa che non vorresti. Nulla ti sarà fatto, se non sarai tu a chiederlo.»
Raccoglie il voluminoso fascicolo dalla scrivania e alzandosi in piedi la rimira guardandola dall’alto.
«Tu non devi preoccuparti di quello che potrebbe dire mia moglie. A te, spetta solo il dovere di accettare la mia proposta, a lei ci penserò io.»
«Te l’ho già detto, Rose non sarà assolutamente un problema. »
«Ma sì! Una balla in qualche modo riuscirò a trovarla. Basta solo che tu mi dica con un giorno di anticipo se accetti.»
«Eccolo che viene. È tutta mattina che mi vede in giro, è molto meglio se faccio ritorno alla mia scrivania.»
«Lo so! Deve essere palloso dover avere a che fare con un tipo così.» Afferma Rod pizzicandosi la base del naso e facendo una strana smorfia.
«Ci ha provato anche lui? Allora si vede che è stupido, ma non completamente rincoglionito.»
“ecco un motivo in più per provarci io!”
«Certamente signor direttore. Adesso comincio e le prometto che…»
«Subito? In questo momento? Va bene!» Recita compassato Rod con un sorriso di circostanza.
« Posso lasciarti un attimo il fascicolo?» Domanda rivolgendosi alla segretaria prima di seguire il capo nel rispettivo ufficio.
Mr. Clyde lo fa accomodare sulla poltroncina davanti alla scrivania in ciliegio e poi richiude la porta alle spalle, facendo così in modo da rimanere solo con lui. Non è la prima volta che il capo gli chiede di seguirlo in ufficio, ma oggi sembra essere preoccupato. Più pensieroso del solito. Quel veloce sbattere la palpebra dell’occhio sinistro, lo conferma appieno. Rod conosce Bob Clyde da diversi anni. Abbastanza tempo per sapere alla perfezione che quando è in apprensione per qualcosa, comincia a “scattare delle fotografie” come Rod ha definito il suo tic nervoso. Tutte le volte, che lo ha visto teso o in difficoltà, ha potuto notare quello strano comportamento.
Ha atteso che il boss a sua volta si fosse seduto e con un minimo di apprensione gli domanda:
«C’è qualcosa che non va?»
«Ah, meno male. Temevo di aver combinato qualche disastro.»
Attende che il capo gli spieghi il motivo di quella inaspettata convocazione e meravigliato commenta:
«Ma non dovevano occuparsene Fred e George?»
“ce ne hai messo, cazzone che non sei altro a capire che quelle due mezze seghe non sarebbero state in grado di arrivare da nessuna parte.”
«Ok, capisco. Quello che invece non capisco è perché deve toccare sempre a me sbrogliare la matassa, dopo che ci hanno fatto casino quei due.» Si sfoga Rod appoggiando le due mani sul piano della scrivania e cercando di alzarsi.
«No, non ho detto che non lo voglio fare. Solo che mi piacerebbe, portare avanti dall’inizio questi lavori e non limitarmi a dover trarre d’impiccio quei due buoni a nulla ogni volta che ne combinano qualcuna.»
«Sì, mi rendo conto che non dovrei parlare in questo modo di due colleghi, però…»
“ col cazzo! Questa è la volta che mi libero di quei due pezzenti o non mi chiamo più Rod Williams.”
«Ad ogni modo va bene! Se la cosa è così, ingarbugliata come sembra, va bene. Me ne occuperò io. Subito dopo la pratica dei Balkmann.»
«Va bene capo. Sarà fatto!»
«Dice che non devo fare più lo scemo con Sandy. Signor Clyde lei lo sa che io sono un uomo sposato?»
“non sarà questo il motivo per cui mi hai fatto un intero reportage fotografico in questi minuti?”
«Va bene non farò lo stesso lo scemo con lei.»
«D’accordo, la saluto allora.»
Esce dall’ufficio e si abbassa per raccogliere il fascicolo Balkmann dalla scrivania della segretaria. Con indifferenza, guarda verso di lei fissandole più che altro la profonda scollatura e sottovoce dice:
«Dobbiamo stare attenti, lo stronzone è geloso di me!»
Accetta il dolce sorriso di lei contraccambiandolo e si avvia velocemente verso la propria postazione.
Rod ha appena ricevuto l’incarico di seguire il progetto Donovan. Avrebbe dovuto cercare di ottenere l’appalto per gli amplificatori ottici da inserire nei loro sistemi. Un giro d’affari da almeno dieci milioni di dollari.
lunedì 12 aprile 2010
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