lunedì 27 settembre 2010

I diari di nemesnep 1

Presentazione

Confesso di essermi posto più volte la stessa domanda: «Ma chi me lo fa fare.»
Non nego che, di fronte all’evidenza ho pensato più volte di lasciare perdere e di impiegare il mio tempo libero per fare ben altro. Poi, mi sono trovato a canticchiare una canzone vecchia ma di sicuro sempre attuale:
«… se son di umore nero, allora scrivo frugando dentro le nostre miserie. Di solito ho da fare cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo.»
Una strofa che mi ha sempre affascinato e che rispecchia appieno il mio momento storico. È stato un lampo concludere quella canzone:
«… e quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che sono solito portare. Ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare, e a culo tutto il resto.»
Per cui…

Nemesnep?! Chi era costui? Se fossi Manzoni ed avessi avuto una mezza intenzione di scrivere i promessi sposi, forse avrei azzardato una frase di questo tipo. Don Abbondio, per scacciare dalla mente le minacce ricevute dal Griso, si arrovellò la mente tenendola occupata a cercare di capire chi potesse essere Carneade. Allora io, potei chiedere lo stesso riguardo Nemesnep. Perché nò?
No, perché non sono Manzoni, anzi, l’unico Manzoni che conosco fa il promoter finanziario: un tipo pratico, non uno che perde tempo con queste cazzate. No, perché la vera domanda da porsi non è chi è Nemesnep. E neppure dove è Nemesnep? La domanda giusta sarebbe perché Nemesnep?
Una storia, racconto o diario di viaggio deve per forza cominciare da lì. Dal perché e dalle sue origini. Quindi cominciamo dall’inizio.
È giugno. Comincia a fare caldo e siamo alle soglie dei campionati mondiali. Quelli del 2010.
È avvilente notare come nonostante passino gli anni, siamo sempre lì ad aspettare che comincino i mondiali per fare una scorpacciata di sport e di partite in Tv. Con buona pace delle nostre mogli che, per una volta come darle torto, dovranno sopportare un mese. Io e il Cagno siamo a casa del Pier a pazzeggiare. Ci capita spesso in questo periodo.
«certo sarebbe bello fare una settimana via solo noi.»
«Sì. Tanto più che io per un motivo o per l’altro non vado in ferie da almeno cinque anni.» Sbotta il Cagno sfoderando lo sguardo malinconico delle grandi occasioni.
«Non ci vai, solo perché non vuoi. Potresti andare anche tu con tua moglie in Calabria…» Gli replico sicuro di conoscere già la risposta. Egli potrebbe rispondermi i mille modi diversi, mail significato sarebbe sempre lo stesso: «Piuttosto che andare lì mi faccio amputare il testicolo sinistro.»
Difatti, l’amico bofonchia qualcosa sempre lamentandosi e fingendosi sconsolato.
«… e poi, lo scorso anno avresti dovuto andare a Budapest. Perché non ci sei andato.» Gli domanda Pier incalzandolo.
«Ma dai, il viaggio, la Chicca e tutto il resto. Poi, non ti ricordi che ti ho offerto la possibilità di andare tu al posto mio?»
«Sì! Ma mi hai chiesto il venerdì se volevo andare in Ungheria il giorno dopo.»
«Beh, saresti stato spesato completamente.»
«Ma dove avrei trovato un amico per andarci insieme?»
La diatriba avrebbe potuto continuare, e forse lo è stato per un altro po’. A lamentarci siamo sempre stati dei campioni. Fingiamo che tutto invece sia finito quando qualcuno, non ricordo che e soprattutto non importa chi sia intervenuto:
«Perché non ci andiamo tutti insieme?»
«Dai, organizziamo per una settimana di agosto.»
Io faccio notare che difficilmente potrò essere della partita. Non ho molte ferie e mia moglie non credo che sia felice di sapere che vado in ferie con amici e che lei non può venire. Pier invece si dice sicuro e indica la strada da seguire. Infatti, quando poco dopo arriva dal lavoro la moglie la incalza immediatamente. Dopo un rapido ciao, le chiede a bruciapelo:
«Stiamo organizzando di fare un giro in Europa. Diciamo una settimana in agosto in una città da definire. Budapest o qualcosa di simile.»
«Va bene.» La laconica risposta della Carla.
Poi tutto tace. Per qualche tempo, tranne qualche breve accenno non si parla più di questo ipotetico viaggio. Io, infatti, non ne parlo neppure a Patrizia. Inutile rischiare qualche discussione per nessun motivo.
Poi, qualche settimana più tardi Eros ed il Cagno tornano alla carica. Mi chiedono se ci starei al piano di una settimana in Ungheria. Nicchio un po’. Da una parte non ho voglia di litigare con mia moglie per questo, ma dall’altra visto anche il periodo neraccio, un momento di relax e di spensieratezza mi ci vorrebbe. Non è stato un grande anno questo, Inter a parte ovviamente.
Annuisco. A casa introduco l’argomento a patrizia che contro ogni previsione (i bookmaker lo davano 1 a 300) non solo non si incazza ma si lascia scappare un imprevisto: «Ma sì!»
Per telefono il Cagno mi annuncia che è stato individuato un miniappartamento a Budapest per due persone oppure c’è un’opzione diversa a Nemesnep, vicino al lago Balaton.
Siamo in tre, ameno che si riesca a convincere un altro a seguirci. Rimandiamo tutto alla domenica seguente quando siamo invitati a pranzo da Eros.
Come se fosse una cosa già fatta, quando arriviamo i due amici mettono la situazione in modo che si debba solo decidere quando partire dando per scontato il fatto che si va. Purtroppo, Budapest è già una possibilità remota, in quanto il miniappartamento è già sparito. Rimane solo l’appartamento di Nemesnep.
«È un po’ lontano da Budapest! Che facciamo lo prenotiamo?»
«Non è lontanissimo dal lago però!»
Ogni dubbio decade quando vediamo le fotografie del sito in cui dovremo alloggiare. Ci sono immagini di casette immerse nel verde, con le scuderie ei cavalli. C’è una piscina invitante, un campo da tennis e una zona balneare con sauna e idromassaggio.
Immagini che ci stregano e ci convincono a prenotare.



(L'Abbazia Country Club come non l'avremmo mai vista.)


«Sicuri?» Chiede Sondra un momento prima di premere il tasto return che ci avrebbe bloccato l’appartamento.
È andata. Ormai il dado è tratto. Rimane da chiedersi come mai le tre mogli abbiano accettato così di buon grado di lasciarci andare in quel luogo così ameno e soprattutto così vicino a Budapest, città di Cicciolina, senza battere ciglio. Ma l’ho già scritto, questo è un anno di merda, perché ostinarsi a rischiare di complicarsi la vita?

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