mercoledì 10 marzo 2010

Jacob

Dalla finestra socchiusa entravano leggere folate di vento che gonfiavano le tende di mussola bianca. Con la brezza tiepida mi sembrava di percepire profumi di primavera: teneri annunci di nuova vita, e di dolce rinascita.
Io, invece, mi sentivo morire.

Il movimento delle tende mi riportava alla realtà, ad una realtà che non mi piaceva ed alla quale non riuscivo sottrarmi.
Era successo lo scorso anno. Ricordavo la folle corsa in macchina, la curva presa a velocità troppo elevata e l’uscita di strada. Ricordavo alla perfezione il freddo contatto con l’acqua del mare e la trappola mortale dell’abitacolo.
Ero certo di dover morire. Poi, mi era apparso quel maledetto. Lo avevo trovato comodamente seduto sul sedile di fianco ad osservarmi mentre cercavo con disperazione di aprire la portiera.
«Mi chiamo Jacob…» mi aveva detto.
«Aiutami ad uscire, stiamo annegando!»
«Vendimi la tua anima e vivrai in eterno!»
Ero rimasto perplesso. Lui mi fissava e sembrava rinnovarmi la sua offerta.
Avevo solo pochi secondi per decidere e pochissimo da perdere.
«La tua anima! E ti tirerò fuori di qua.»
Mi aveva incalzato quello strano figuro ed io… io avevo annuito allungandogli la mano.
Avevo provato una specie di scossa elettrica al contatto con la sua pelle e credo di aver perso i sensi per quel motivo.
Mi ero ritrovato disteso sugli scogli, bagnato ma miracolosamente salvo. Questo almeno era quello che avevo creduto. Poi, Jacob mi si era avvicinato e mi aveva parlato.
«Hai scelto di accettare la mia proposta. Non sei morto la sotto, e potrò fare in modo che tu non debba morire mai più. In cambio di questo, voglio solo il tuo aiuto.»
Lo ascoltavo estasiato. Gli dovevo la vita e lo avrei ripagato in qualsiasi maniera. Nel giro di pochi minuti la mia vita era completamente cambiata ed era come se mi fossi trovato davanti Dio in persona. E Dio, avrebbe chiesto in cambio solamente il mio aiuto: come avrei potuto rifiutarglielo.
«La prossima primavera, dovrai mettere per me una bomba dentro la stazione della Metropolitana.» Mi aveva detto gelandomi il sangue nelle vene.
«Tu devi essere pazzo…» Gli avevo sorriso incredulo. «Io non farò mai una cosa di quel genere.»
«Tu lo farai! In caso contrario ti ritroverai nella stessa situazione da cui ti ho salvato poco fa.»
Aveva assicurato quello strano individuo sorridendo in modo maligno. Il suo sguardo era cattivo più che mai ed ero certo che non stava bluffando.
“Vedremo…” avevo pensato. In quel momento, l’unica cosa che desideravo era levarmi da lì e da quell’inquietante individuo che avevo di fronte.
«Lo farai!» Mi aveva annunciato lui allontanandosi tra gli scogli.
Non lo avevo più rivisto. Avevo ripreso la vita di tutti i giorni cercando di fare in modo di dimenticare quello che mi era successo in fondo al mare. Mi ero convinto che era stato solo un incubo: l’incubo di una persona che sta per morire.
Poi, questa mattina presto me lo ero trovato davanti sulla porta di casa.
«Devi farlo questa sera!» Mi aveva annunciato porgendomi un pacco.
«Che cosa vuoi da me?»
«Tu sai quello che voglio e soprattutto sai quello che devi fare. La bomba deve scoppiare questa stessa sera.» Aveva detto con una calma assoluta
«Se lo farai, da domani potrai vivere molti altri anni senza dover fare altro. Poi ti farò rinascere ancora e vivere una nuova vita…»
«…e se non lo facessi?»
«Ti ritroveresti in fondo al mare, proprio come quando ci siamo conosciuti. Ma io so che lo farai.»
Sono rimasto solo, inebetito con quel maledetto pacco tra le mani.
“Non lo farò! Non potrei vivere poi con il rimorso di avere provocato la morte di tante persone.” Avevo pensato mentre un brivido mi era corso lungo la schiena, ricordando le sensazioni provate quando ero rimasto rinchiuso dentro la macchina senza via di scampo.
«Non posso farlo!» mi sono detto.
Poi, un tremendo boato proveniente dalla stazione, ha mandato in frantumi i vetri della mia finestra.

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