l'equivoco
Camminavo con passo incerto per la mia strada, quando incontrai un tipo strano.
«È il tuo giorno fortunato…» mi disse allungandomi tra le mani un biglietto.
Si trattava di un foglietto con una serie di sei numeri. Poi, si allontanò senza voltarsi.
Decisi che avrei giocato quei numeri. In fondo, il massimo che avrei potuto perdere, sarebbe stato l’importo della giocata.
Consegnai la schedina compilata, pagai e ritirai lo scontrino, pochi minuti più tardi. Ho infilato il tagliando nella tasca dei pantaloni e sono tornato alle mie faccende.
Non ci pensavo più. Ieri sera, quando sul televideo ho appreso di aver vinto, quasi non riuscivo a credere ai miei occhi: ero diventato miliardario.
Quello strano signore che, ora n’ero certo era Dio, aveva ascoltato le mie preghiere e mi aveva fatto vincere.
Ho verificato più volte la corrispondenza dei numeri scritti sul mio tagliando con quelli riportati dal televisore. Non vi era alcun dubbio: avevo vinto.
Non potevo stare con le mani in mano. Mi sono infilato il giubbetto e sono uscito a cercare il mio benefattore: il mio Dio.
L’ho ritrovato nello stesso punto in cui mi aveva dato il foglietto.
«Non so come ringraziarti.»
«Solo per averti dato il numero di cellulare di Brenda?» mi ha detto lui sorridendo.
«Ma quale Brenda?! Ho giocato i tuoi sei numeri al lotto ed ho vinto…» Replico io mettendogli davanti al naso il prezioso pezzo di carta.
L’uomo cambia radicalmente umore. Tira fuori la pistola e mi obbliga a consegnargli il foglietto con la vincita. Mi assicura che non esiterebbe a spararmi qualora mi mettessi ad urlare o se solo provassi a rivolgermi alla polizia.
«Il mio scopo era solo quello di trovare dei clienti per la ragazza che lavora per me. Tu hai voluto strafare… molto meglio così.»
Si allontana di corsa.
Non lo rivedrò mai più.
giovedì 11 marzo 2010
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